“Nel 2020, il 24,2% dei bambini (di età inferiore ai 18 anni) nell’Ue era a rischio di povertà o esclusione sociale rispetto al 21,7% degli adulti (18-64 anni) e al 20,4% degli anziani (65 o più)”. Lo riferisce un’indagine di Eurostat, pubblicata oggi. I fattori che influenzano il rischio di povertà o esclusione sociale nell’Ue nel 2020 includono, secondo la rilevazione: intensità di lavoro (il 71,9% della popolazione di età inferiore ai 60 anni che vive in famiglie a bassissima intensità di lavoro con figli a carico era a rischio di povertà); livello di istruzione (il 50,5% dei bambini il cui livello di istruzione dei genitori era basso era a rischio di povertà rispetto al 7,7% dei bambini il cui livello di istruzione dei genitori era alto); tipo di nucleo familiare (i nuclei familiari composti da una sola persona con figli a carico – 42,1% -, i nuclei familiari costituiti da un solo soggetto – 33,2% – e i nuclei familiari composti da due adulti con tre o più figli a carico – 29,6% – presentavano il rischio più elevato di povertà o esclusione sociale). Eurostat enumera altri fattori che causano il rischio-indigenza: contesto migratorio (i bambini con almeno un genitore di origine migrante erano a maggior rischio di povertà rispetto ai bambini i cui genitori erano entrambi nativi); condizioni di vita (il 14,1% dei nuclei familiari composti da una sola persona con figli a carico era gravemente deprivato materialmente e socialmente rispetto al 7,5% di tutti i nuclei familiari con figli a carico).
Eurostat segnala inoltre che “tra i Paesi Ue, la Romania ha registrato il più alto tasso di bambini a rischio di povertà o esclusione sociale (41,5%) nel 2020, seguita da Bulgaria (36,2%), Spagna (31,8%) e Grecia (31,5%)”. Al contrario, “Slovenia (12,1%) e Repubblica Ceca (12,9%) hanno registrato i tassi più bassi, davanti a Danimarca (13,5%) e Finlandia (14,5%)” (si segnala che fra i dati disponibili mancano quelli di alcuni Paesi, Italia compresa).

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