“Invito le autorità di tutti i Paesi interessati ad agire con decisione e rapidità per trovare soluzioni almeno temporanee per salvare la vita delle persone”. È l’appello lanciato dal nunzio apostolico nella Repubblica di Bielorussia, l’arcivescovo Ante Jozic, in una dichiarazione sulla crisi dei migranti al confine bielorusso-polacco pubblicata oggi pomeriggio sul sito di informazione della Conferenza episcopale bielorussa (catholic.by). “La Chiesa cattolica segue da vicino la situazione della crisi dei migranti al confine bielorusso-polacco”, scrive mons. Jozic. “Migliaia di persone provenienti da diversi Paesi del Medio Oriente e dei Paesi vicini, in cerca di una vita migliore, fuggono dalle tante difficoltà che hanno incontrato nei loro paesi d’origine e cercano di trovare un altro posto dove vivere per sé e per le proprie famiglie. Indipendentemente dall’attuale crisi politica in Bielorussia, la crisi dei migranti richiede urgenti soluzioni concrete per controllare i flussi migratori e solidarietà di tutti per soddisfare i bisogni delle persone, in particolare bambini e donne, che rimangono bloccate per molti giorni al confine bielorusso con l’Unione europea”. “La Chiesa cattolica – assicura il nunzio – è sempre vicina a coloro che soffrono o si trovano in condizioni di vita difficili, e attraverso la sua organizzazione Caritas cerca di venire incontro con aiuti umanitari a coloro che ne hanno bisogno”. Il nunzio apostolico esprime pertanto gratitudine sia a Caritas Bielorussa che a Caritas Polonia per quanto stanno facendo per i migranti i quali – ribadisce – “si aspettano una soluzione immediata e a lungo termine”. “La Chiesa prega per una soluzione a questa emergenza e chiede di agire anche in ambito politico per salvare vite umane”. Mons. Jozic ricorda a questo proposito quanto aveva detto Papa Francesco riguardo i flussi migratori verso l’Unione europea, chiedendo “di fornire ai migranti condizioni di vita dignitose e l’accesso alle procedure di asilo”. “In questo momento, tutti hanno bisogno di solidarietà per salvare la vita delle persone e per trovare la soluzione migliore per chi è alla frontiera. È impossibile limitarsi a guardare le migliaia di persone sull’orlo della vita o della morte, in attesa di soluzioni a lungo termine”.

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