È durato circa 20 minuti il colloquio privato tra il Papa e il primo ministro del Libano, Najib Mikati, il quale si è successivamente incontrato con il card. Pietro Parolin, segretario di Stato, accompagnato da mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati.
“Nel corso dei cordiali colloqui in Segreteria di Stato – informa la Sala Stampa della Santa Sede – sono state sottolineate le storiche relazioni che intercorrono tra la Santa Sede e il Libano e l’importante ruolo che la Chiesa cattolica ricopre nel Paese”. Si è fatto riferimento, inoltre, “alla situazione attuale che il popolo libanese sta vivendo, soprattutto riguardo alla crisi politica e alle condizioni socio-economiche, auspicando che la giustizia, le necessarie riforme e il sostegno della comunità internazionale aiutino a risollevare le sorti del Paese dei Cedri”. Infine, “nel ribadire quanto sia importante promuovere il concetto di piena cittadinanza di ogni libanese, si è sottolineata l’importanza della convivenza pacifica, affinché il Libano continui ad essere un messaggio di pace e di fratellanza che si leva dal Medio Oriente”.
Il premier libanese ha donato al Papa un mattone della Chiesa melchita di San Salvatore, gravemente danneggiata nell’esplosione del 4 Agosto 2020.Oltre ai documenti papali, al Messaggio per la pace di quest’anno, al Documento sulla fratellanza umana e al libro sulla Statio Orbis del 27 Marzo 2020, a cura della Lev, il Santo Padre ha donato a Mikati una fusione in bronzo raffigurante operai impegnati nella vigna e recante la scritta “Il frutto della vite e del lavoro dell’uomo diventi per noi bevanda di salvezza”.
Al termine dello scambio dei doni, il Papa ha detto alcune parole ai presenti, sottolineando che il Libano “è un Paese, un messaggio, e anche una promessa per cui lottare”. Il Santo Padre ha aggiunto che il Libano ha passato momenti bruti e difficili e ha assicurato la sua preghiera, la sua vicinanza e il suo lavoro, perché prenda corpo uno sforzo comune per aiutare il Libano a rialzarsi. “Signore Dio prendi per mano il Libano e digli: ‘Alzati!”, l’auspicio del Papa sulla scorta del brano evangelico in cui Gesù si reca a casa di Giairo e ne guarisce la figlia. Prima di salutarsi, Francesco ha invitato i presenti a un momento di preghiera in silenzio.
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