Di Pietro Pompei

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Al mio lettore debbo gli AUGURI di BUON NATALE e BUON ANNO per la pazienza dimostrata nel leggere i miei stelloncini; e che siano veramente BUONE queste feste, in cui dovremmo recuperare tanta serenità per assaporare la vastità e la profondità teologale del GRANDE EVENTO.
Un tempo, certamente meno dispersivo di oggi e con meno sfarzo di luci, eravamo aiutati anche da certe tradizioni per comprendere e vivere momenti di intensa vita sociale e religiosa. Nell’ambiente familiare c’erano luoghi di aggregazione ben precisi presso i quali la storia passava il testimone. Il caminetto, specie la sera, era il luogo di incontro e presso di esso alcuni riti si ripetevano da generazioni. Alla Vigilia di Natale c’era la cerimonia del Ceppo ( lu ciucche), che veniva posto a bruciare come augurio di fecondità per la casa e per tutti i lavori in cui erano impegnati i componenti la famiglia. E si pregava e ci si metteva in attesa del lieto EVENTO, aspettando il Bambinello che doveva apparire nel modesto presepio immancabile in ogni casa. I personaggi erano lì pronti, ma la “mangiatoia” era vuota.

La mamma metteva Gesù Bambino di nascosto, mentre noi bambini, infreddoliti affrontavamo le tenebre per la S.Messa di mezzanotte, coprendolo con una pezzolina, pronto per ripetere, in casa, la stessa cerimonia cui avevamo partecipato in chiesa.
E il “Tu scendi dalle stelle…” risuonava nella notte, compresi nel mistero di Dio che volendo nascere tra noi, non trovò nessuno pronto ad ospitarlo. Si rispolveravano consunte filastrocche con quel “peregrinare” e bussare alle porte di Giuseppe e Maria e il ritmato rifiuto:” Non c’è posto qui”. Una commozione che ci portavamo a letto, dove, sotto il cuscino avevamo nascosto “la letterina” delle promesse e degli auguri, che avremmo posto il giorno di Natale sotto il piatto del babbo, in un momento, concordato, in cui la mamma l’avrebbe distratto.
Oggi il presepio è bello e pronto, con un Bambinello incollato nella mangiatoia.

L’attesa è tutta rivolta a Babbo Natale col suo carico di giocattoli per l’ebbrezza di un momento. Tolto via il caminetto con il ceppo e sostituito da anonimi radiatori, c’è l’albero con le sue asfittiche lampadine e addobbi, ad essere il centro di raccolta.

Il calore si è distribuito nella casa ed il “panettone” elaborato in mille modi, (e spesso ritrovato nel secchio dell’immondizia), ha perso il valore simbolico dell’abbondanza del pane che si spera avere per tutto l’anno.
Nonostante tutto il SANTO NATALE torna con il suo carico di speranza per un mondo migliore. E ne abbiamo proprio bisogno in questo periodo di incertezza, con tante regole di comportamento da rispettare per impedire alla “pandemia” di approfittare della nostra fragilità.
L’AUGURIO che ci facciamo è quello di riuscire a captare, in un istante di silenzio, il canto degli Angeli, che tornano a ripeterci: “PACE AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’” . È il canto della speranza, unico a ridarci un senso di esistenza.
Ne abbiamo tanto bisogno, mentre, ovunque, spirano “venti” di violenza e di guerra. AUGURI!

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