M.Michela Nicolais
“Proseguire lo sforzo per immunizzare quanto più possibile la popolazione”. È l’appello del Papa per contrastare il Coronavirus, che “continua a creare isolamento sociale e a mietere vittime”. Nel tradizionale discorso di inizio d’anno al Corpo diplomatico, Bergoglio ha tratteggiato il ritratto di un mondo ancora in preda alla pandemia e dominato da forti “contrasti ideologici” e geopolitici, con migranti “disumanizzati” e confinati negli hotspot e focolai di guerre vecchie e nuove.
“La cura della salute rappresenta un obbligo morale”,
l’imperativo di Francesco: no all’”ideologia del momento, spesso costruita su notizie infondate o fatti scarsamente documentati”, sì invece alla “cura di realtà”, che “richiede di guardare in faccia il problema e di adottare rimedi adatti per risolverlo”. “I vaccini non sono strumenti magici di guarigione – il monito del Papa – ma rappresentano certamente, in aggiunta alle cure che vanno sviluppate, la soluzione più ragionevole per la prevenzione della malattia”: serve “una politica di condivisione disinteressata, quale principio-chiave per garantire a tutti l’accesso a strumenti diagnostici, vaccini e farmaci”.
Ricordando il viaggio a Cipro e in Grecia, Francesco ha citato la “parte toccante” nell’isola di Lesbo, occasione per rimarcare che “davanti a questi volti non possiamo rimanere indifferenti e non ci si può trincerare dietro muri e fili spinati con il pretesto difendere la sicurezza o uno stile di vita”.
“A nessuno può essere chiesto quanto è impossibilitato a fare, ma vi è una netta differenza fra accogliere, seppure limitatamente, e respingere totalmente”, l’indicazione di rotta sulle migrazioni: “Occorre vincere l’indifferenza e rigettare il pensiero che i migranti siano un problema di altri”. Il Papa, in particolare, ha puntato il dito sulla
“disumanizzazione dei migranti concentrati in hotspot,
dove finiscono per essere facile preda della criminalità e dei trafficanti di esseri umani, o per tentare disperati tentativi di fuga che a volte si concludono con la morte”.
“I migranti sono spesso trasformati in arma di ricatto politico,
in una sorta di ‘merce di contrattazione’ che priva le persone della dignità”, la denuncia di Francesco, che ha rinnovato la sua gratitudine al popolo italiano per lo “spirito di apertura generosa e solidale che lo contraddistingue”. Per il Papa “è di fondamentale importanza che l’Unione europea trovi la sua coesione interna nella gestione delle migrazioni, come l’ha saputa trovare per far fronte alle conseguenze della pandemia”. Sul piano internazionale, Bergoglio ha denunciato la crisi del multilateralismo: “In nome della protezione delle diversità, si finisce per cancellare il senso di ogni identità, con il rischio di far tacere le posizioni che difendono un’idea rispettosa ed equilibrata delle varie sensibilità”, il monito a proposito della “cancel culture”. Al contrario,
“ci sono alcuni valori permanenti” che caratterizzano il dialogo e vanno oltre il “consenso occasionale”: “il diritto alla vita, dal concepimento sino alla fine naturale, e il diritto alla libertà religiosa”.
“Negli ultimi anni è cresciuta sempre più la consapevolezza collettiva in merito all’urgenza di affrontare la cura della nostra casa comune, che sta soffrendo a causa di un continuo e indiscriminato sfruttamento delle risorse”, l’analisi di Francesco: c’è “ancora molto da fare” sulla crisi climatica e il 2022 “sarà un altro anno fondamentale per verificare quanto e come ciò che si è deciso a Glasgow possa e debba essere ulteriormente rafforzato, in vista della Cop27, prevista in Egitto nel novembre prossimo”.
La Siria, lo Yemen, il conflitto tra Israele e Palestina, la Libia, l’Ucraina, il Myanmar: sono alcuni dei focolai di guerra passati in rassegna dal Papa, insieme ai conflitti sociali in atto anche nel continente americano, “dove le polarizzazioni sempre più forti non aiutano a risolvere i veri e urgenti problemi dei cittadini, soprattutto dei più poveri e vulnerabili”.
“Chi possiede armi, prima o poi finisce per utilizzarle”,
la spiegazione di Francesco, che ha rinnovato il grido d’allarme per le armi nucleari e ha deplorato l’utilizzo di “armamenti autonomi, che possono avere conseguenze terribili e imprevedibili, mentre dovrebbero essere soggette alla responsabilità della comunità internazionale”. L’educazione “è il vettore primario dello sviluppo umano integrale, poiché rende la persona libera e responsabile”, ha proseguito il Papa citando uno dei settori della società sui quali è urgente investire risorse.
“È perciò ancor più per me motivo di dolore constatare come in diversi luoghi educativi – parrocchie e scuole – si siano consumati abusi sui minori, con gravi conseguenze psicologiche e spirituali sulle persone che li hanno subiti”, il mea culpa del Papa: “Si tratta di crimini, sui quali vi deve essere la ferma volontà di fare chiarezza, vagliando i singoli casi, per accertare le responsabilità, rendere giustizia alle vittime e impedire che simili atrocità si ripetano in futuro”.
“Vigilare affinché tali strumenti non sostituiscano i veri rapporti umani, a livello interpersonale, familiare, sociale e internazionale”, l’appello per un uso adeguato degli strumenti digitali tra i giovani. L’ultimo appello Francesco lo ha riservato al lavoro, fattore “indispensabile per costruire e preservare la pace” che la pandemia ha messo a dura prova, provocando un ulteriore aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali.
“Gli anni a venire saranno un tempo di opportunità per sviluppare nuovi servizi e imprese, adattare quelli già esistenti, aumentare l’accesso al lavoro dignitoso e adoperarsi per il rispetto dei diritti umani e di livelli adeguati di retribuzione e protezione sociale”, l’auspicio del Santo Padre.
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