“Alla ripresa oggi, in gran parte d’Italia, di un anno scolastico pieno di incognite, è sconfortante vedere la facilità con la quale si pensa di poter chiudere le scuole per un mese, in un Paese in cui sono regolarmente aperte tutte le attività produttive anche non essenziali”. Lo afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia Europa di Save the Children. “Non parliamo delle giuste e concrete preoccupazioni espresse da dirigenti scolatici e docenti che operano sul campo affrontando problemi serissimi, ma della difficoltà che ancora oggi hanno molti rappresentanti istituzionali nel comprendere la portata della catastrofe educativa che la pandemia sta comportando al livello globale – con più di 10 milioni di bambini, e soprattutto di bambine che, nel mondo, rischiano di non tornare mai più a scuola – e che colpisce anche il nostro Paese”.
I dati Invalsi, prosegue Save the Children, “hanno già registrato un aumento del numero di ragazzi e di ragazze che alla fine del percorso di istruzione non raggiungono in Italia il livello mimino di competenze in italiano e in matematica. Al calo di apprendimento si associa la perdita di socialità con gravi problemi di carattere psicologico e relazionale che affliggono gran parte degli adolescenti”.
“Occorre ricordare che nei periodi di interruzione della didattica in presenza, tra aprile e giugno 2020, secondo l’Istat, sarebbero stati circa 600mila i ragazzi delle scuole primarie e secondarie che non hanno partecipato alle video lezioni. E tutto questo in un Paese che ha uno dei tassi più elevati, in Europa, di dispersione scolastica”.
“Ogni giorno di scuole chiuse provoca danni, e questi danni si moltiplicano per i bambini, le bambine e gli adolescenti che vivono nei contesti più svantaggiati, allargando le disuguaglianze. L’interruzione della scuola in presenza va dunque considerata come l’ultima opzione da assumere, in modo circostanziato e puntuale, solo quando tutte le altre strade siano state percorse – a partire dalla informazione e dalla sensibilizzazione a tappeto delle famiglie sui vaccini – per tutelare contemporaneamente il diritto alla salute e il diritto all’educazione”, continua Raffaela Milano.
Considerando “la gravità del quadro sanitario, con la consapevolezza che i prossimi mesi saranno in ogni caso difficili e che molte scuole sono e saranno chiuse per periodi più o meno lunghi per limitare i contagi”, l’organizzazione chiede al Governo “il varo di un piano straordinario di sostegno all’educazione che preveda, sin da subito, il monitoraggio nazionale di tutte le aperture/chiusure degli istituti scolastici disposte ai diversi livelli e la messa a punto, per i bambini e gli adolescenti che hanno visto la loro frequenza scolastica interrompersi a causa della pandemia, di una ‘dote educativa’, rappresentata da un monte ore di sostegno allo studio gratuito fruibile in gruppo o individualmente durante l’anno scolastico e per tutto il periodo estivo e che comprenda non solo il recupero delle materie scolastiche, ma anche opportunità culturali e relazionali”.
Save the Children osserva ancora: “È urgente mettere in campo un serio piano di ‘ristoro educativo’ che, al pari di quanto si è fatto per le attività produttive, intervenga per limitare i danni di lungo periodo che rischiano di colpire intere generazioni”.
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