RIVIERA – Il caro bollette pesa sui bilanci delle imprese. Rispetto al 2019, nel giro di 3 anni, il costo delle bollette elettriche per LE aziende è pressoché raddoppiato. Rincari che in qualche modo frenano la ripresa post Covid. A riguardo Nicola Mozzoni, presidente dell’Assoalbergatori e titolare dell’hotel Relax afferma: «Per quanto riguarda i costi delle utenze, come energia elettrica, registriamo un aumento di circa il 30%. E in particolare per le attività come le nostre, che vendono un servizio direttamente al consumatore finale, questo rappresenta un problema che può mettere a dura prova la resistenza delle aziende. Parlo di noi albergatori, ma immagino che sia lo stesso per bar e ristoranti. Aumentare i prezzi è fattibile, ma rischioso se consideriamo che gli stipendi, e di conseguenza la capacità di acquisto, non sono aumentati. Inoltre, questo avviene in un momento storico in cui moltissimi hotel hanno deciso di chiudere. Dunque questa situazione non può fare altro che velocizzare questo processo con conseguente perdita di posti di lavoro. Un circolo vizioso che può portare gravi danni all’economia sambenedettese».

 

Matteo Cinesi dell’Hotel Perla Preziosa a Grottammare dichiara: «A febbraio dello scorso anno abbiamo sostituito il contratto del servizio elettrico nazionale, passando al nuovo contratto Enel. Scegliendo un prezzo unico nazionale dell’energia elettrica, ovvero Pun, fisso piuttosto che variabile non abbiamo risentito dell’aumento dell’energia elettrica da settembre in poi.  Siamo passati dai circa 18mila euro di fatture nel 2020 ai 22mila euro nel 2021, considerando incremento del lavoro post pandemia, l’aumento è stato relativamente basso. Siamo stati fortunati a bloccare il Pun, quando avevamo la possibilità di farlo».

 

In particolare il caro energia sta colpendo pesantemente le imprese del commercio, della ricettività e della ristorazione che nel 2022, nonostante le misure di contenimento già adottate dal Governo, dovranno sostenere un aumento della bolletta energetica con una spesa complessiva per gas ed elettricità che passerà da 11,3 miliardi di euro del 2021 a 19,9 miliardi (+76%). Un conto salatissimo per 1 milione di imprese: le più colpite dalla pandemia e che ora rischiano in tantissime la chiusura anche a causa dei rincari energetici. Si tratta di aumenti energetici insostenibili, che, insieme a quelli delle materie prime (+17% rispetto al 2019), sono destinati ad incidere sull’inflazione e ad indebolire la dinamica dei consumi. «Inoltre la fine della moratoria bancaria e quindi la ripresa del pagamento dei mutui – afferma Fausto Calabresi, presidente provinciale della Confcommercio picena – darà il colpo di grazia a numerose imprese del terziario, con conseguenze negative inevitabili sui livelli occupazionali e sull’economia del territorio».

 

In questo scenario il clima di fiducia delle imprese, secondo un recente studio congiunturale della FIPE, torna sotto soglia 100 attestandosi a 83,8 mentre nello stesso periodo del 2019 era 91,7. Lo slancio positivo registrato nel terzo trimestre 2021 si è bruscamente esaurito. Inopportuno il confronto con il 2020 quando le aziende erano per lo più chiuse. I giudizi verso le aspettative di breve termine non sono positivi né verso le performance economiche né verso le prospettive.

 

 

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