Amerigo Vecchiarelli
“La situazione è drammatica e cambia di ora in ora. Stiamo cercando approntare un piano di accoglienza e aiuto umanitario per chi fugge e di sostegno e cura per chi resta”. A riferirlo al Sir è Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). “Dobbiamo aspettarci di tutto. La situazione è tragica e triste allo stesso tempo, molto fluida e temiamo che tutto possa peggiorare e nel giro di poche ore.”
Cosa sta succedendo, avete un’idea della situazione sul campo?
Una catastrofe scoppiata nel cuore dell’Europa. Come Unhcr siamo già presenti in Ucraina e nei paesi confinanti ma non è ancora facile, per noi, riuscire a monitorare in maniera puntuale quanto sta accadendo. Non abbiamo certezza sui movimenti della popolazione. Sappiamo che molte persone, in Ucraina, sono chiuse in casa o ferme nei rifugi ma molte altre hanno scelto di lasciare il Paese.
… qualche numero …
Secondo le nostre stime, da quando sono iniziate le ostilità, sarebbero circa 50 mila le persone che hanno lascito l’Ucraina. Di queste 20 mila si sono dirette verso la Moldavia, almeno altrettante verso la Polonia, ma non c’è dubbio che molte altre si stanno dirigendo verso altri paesi limitrofi, dell’Unione europea e non.
Cosa state organizzando per far fronte a questa emergenza?
Come Unhcr siamo presenti, siamo pronti intanto ad aumentare il personale presente. In Ucraina abbiamo già oltre cento unità e, con i nostri partner e le altre agenzie umanitarie, stiamo approntando un piano di soccorso immediato e a medio termine.
Di cosa c’è bisogno al momento?
Anzitutto di beni di prima necessità. Le persone hanno bisogno di un riparo, di cibo, indumenti, medicinali, assistenza sanitaria e visto che questa situazione potrebbe protrarsi nel tempo, avranno bisogno anche di un adeguato sostegno economico. Ma chiaramente tutto è condizionato dalle condizioni di sicurezza, dalla protezione delle infrastrutture e quindi dei civili non saranno garantiti è chiaro che l’intervento umanitario risulterà estremamente difficile.
Che tipo di crisi è quella che si sta generando?
È una crisi di rifugiati anzitutto ma alle tante persone che sono uscite e stanno tentando di uscire ne corrispondono altrettante che non sono in condizioni di farlo. Abbiamo registrato movimento all’interno del Paese di almeno 100 mila perone ma potrebbero essere molte di più. Sappiamo che molti non riusciranno a muoversi e pendo agli anziani, ai bambini, ai malati a coloro che vivono condizioni che non permettono loro di muoversi.
Per chi resta quindi cosa avete pensato di fare?
Insieme alle altre agenzie umanitarie abbiamo realizzato un piano di assistenza adeguato sia ad intra, per chi resta, che ad extra per chi è fuggito e sta fuggendo dalla guerra. Quest’ultimo in particolare grazie anche alla collaborazione con i governi dei paesi confinanti con l’Ucraina cui siamo molto grati, in particolare alla Polonia, alla Romania, alla Moldavia che hanno deciso di tenere aperti i loro confini e questo è un passo importane.
Pensa che l’Europa si sia convinta sul tema dell’accoglienza?
Lo spero. So che al momento i confini sono aperti e ci auguriamo che la situazione resti tale
Non sappiamo cosa accadrà nei prossimi giorni, avete comunque un’idea approssimativa del numero di rifugiati che questo conflitto potrebbe generare?
Noi stiamo facendo una pianificazione e ci siamo preparati pensando al peggio ma riteniamo che questa guerra potrebbe generare circa 4 milioni di rifugiati.
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