“Un energico appello alle autorità competenti, affinché si impegnino seriamente a garantire l’incolumità della popolazione, condannando questo orribile crimine che ha mietuto la vita di un essere umano, per di più sacerdote di Cristo”. Lo scrive la Conferenza episcopale dell’Honduras, in seguito alla brutale uccisione padre José Enrique Vásquez, avvenuta a San Pedro Sula, nota come una delle città più violente del pianeta. Sabato scorso, in un clima di grande commozione e partecipazione, si è svolto in cattedrale il rito funebre.
Il corpo senza vita del sacerdote, parroco della chiesa di San José nel quartiere di Medina, era stato identificato nella tarda serata di giovedì dopo essere giunto senza vita all’obitorio di San Pedro Sula.
La sua scomparsa era stata denunciata alle 9 del mattino di mercoledì. Il corpo di padre José Enrique è stato ritrovato senza vita nei pressi del ponte Regina, a Victoria, nel dipartimento di Yoro, a 167 km dal luogo d’origine. Evidenti i segni dell’assassinio, come ha riferito il vescovo di San Pedro Sula, mons. Ángel Garachana, presidente della Conferenza episcopale honduregna. “Il corpo è entrato all’obitorio alle 10 di notte, è stato ritrovato con diversi colpi di proiettile, 6 bossoli; non c’è dubbio, è padre José Enrique”, ha detto il vescovo, molto scosso per l’accaduto.
Ha anche ricordato che padre José Enrique è arrivato non identificato all’obitorio di Sampedrana, non portava con sé alcun documento e che gli spari erano su tutto il corpo: “Gli hanno sparato da vicino, è stato ucciso intenzionalmente”, ha aggiunto il presule. Il vescovo ha anche confermato che il parroco non gli aveva mai accennato di alcuna situazione di minaccia o di insicurezza e allo stesso tempo invita le autorità a svolgere le indagini del caso e ad esercitare giustizia su questo e molti altri casi. E ha invitato a educare “al rispetto della vita e a una cultura di pace”.
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