M. Chiara Biagioni

(Foto: Pavlo Tomaszewski)

“Nella città di Mariupol in questo momento c’è una catastrofe. La città viene bombardata ogni giorno. Oggi un aereo russo ha sganciato una bomba sull’ospedale pediatrico. La zona dove si trova il nostro monastero è stata bombardata per 4 giorni senza sosta. Ogni 2-5 minuti qualcosa volava sopra nel cielo. Hanno sparato dappertutto. Ho visto nel 2014 quando ci hanno attaccato alla periferia della città. Ma un attacco così non l’ho mai visto prima. Hanno sparato senza fermarsi un attimo!”. È la testimonianza choc arrivata in queste ore al Sir da Mariupol. A raccontarci cosa sta succedendo in città è padre Pavlo Tomaszewski dell’Ordine di San Paolo Primo Eremita. È il rettore della parrocchia di Nostra Signora di Czestochowa a Mariupol. Con un altro religioso, padre Pavlo Tkachyk, ed un gruppo di parrocchiani hanno lasciato Mariupol sabato, “al decimo giorno di guerra in Ucraina”. “Abbiamo portato con noi diverse persone”, racconta.“Non sono riuscito a trovarne altri. È impossibile contattare le persone perché non c’è connessione”.

Gli ucraini contano i giorni. Ad uno ad uno, dall’inizio del conflitto. C’è un prima e un dopo. “Questa è una specie di odio diabolico. I russi distruggono l’intera città, uccidendo i giornalisti. Sparano più ai civili che ai soldati”. Padre Pavlo è sotto choc. Quello che ha vissuto è troppo grande da raccontare. “È molto difficile stare sotto un simile fuoco. I sibili dei missili fischiano sopra la casa, tutto intorno sta esplodendo, non sai se verrai colpito anche tu da un momento e l’altro. È molto spaventoso. È impossibile dormire, mangiare. Tutta la casa trema!”.“La gente si è rifugiata negli scantinati. La città è circondata dai russi. Non consentono l’arrivo degli aiuti umanitari. A causa dei bombardamenti, non c’è acqua, luce o gas. Le persone hanno cominciato a saccheggiare i negozi. Tutto sembra una catastrofe, come un’apocalisse! Non ci sono quasi più riserve di acqua e cibo”.

“Il nostro stato mentale è messo duramente alla prova”, prosegue padre Pavlo. “Si perde il senso della realtà. Apprezzi ogni minuto di silenzio. E ripeti: grazie al Signore per ogni giorno della vita! Ma soprattutto sono molto preoccupato per la gente della mia parrocchia. Per chi ci è rimasto. Prego per loro e spero che siano vivi. Sono senza cibo, senza aiuto. Credimi, se non lo vivi, non capirai mai com’è vivere sotto un simile bombardamento. Spesso sento da altre persone di vivere questo momento in modo cristiano. Ma è facile parlare quando sei seduto, al caldo e in pace. Più difficile quando ti trovi in un vero inferno”.

“Ho un solo appello: salvate le persone a Mariupol!”. Padre Pavlo chiede solo questo, la salvezza delle vite umane, ora, senza perdere tempo perché ogni minuto che passa, ha un costo elevatissimo. “Lì, nel 21° secolo, le persone muoiono di fame, senza cibo e acqua! Nessuno li aiuta. Nessuna grande organizzazione vuole aiutare! E mentre si pensa a come fare, le persone muoiono! Io ho aiutato chi potevo, ma non potevo andare dappertutto perché alcune zone della città erano tagliate fuori a causa dei bombardamenti”. Poi l’appello di aiuto si rivolge al Papa: “Chiedo a Papa Francesco di persuadere i leader mondiali ad aiutare le persone in modo più concreto”. E conclude:“Per favore pregate che il mio popolo non muoia, pregate che sopravviva!”.

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