Danka Jaceckova
Al confine tra Slovacchia e Ucraina si sono formate due file: una di persone che abbandonano le loro case con piccole borse in cui sono racchiusi i ricordi di una vita intera, nella speranza di trovare un posto dove rifugiarsi. Madri disperate ed esauste con i loro bambini: hanno lasciato mariti e padri a combattere per il futuro del loro amato Paese, spesso a mani nude… E poi c’è un’altra fila. È la fila di coloro che sono arrivati dal lato opposto della frontiera con mani e cuori spalancati, pronti ad accogliere i loro fratelli e vicini sofferenti. La mobilitazione umanitaria delle istituzioni, di organizzazioni, comunità e individui slovacchi è stata immensa sin dall’inizio della guerra, le persone si sono prodigate in un immenso slancio di solidarietà. È uno tsunami benefico che non smette di inondare gli ucraini di amore e di sostegno come mai prima d’ora.
La Chiesa cattolica opera in prima linea, offrendo instancabilmente assistenza concreta fin dal primo giorno.
Nella fila dei volontari erano presenti nei giorni scorsi anche l’arcivescovo greco-cattolico di Košice Cyril Vasiľ e il vescovo ausiliare di Bratislava Jozef Haľko. Insieme a molti altri rappresentanti della Chiesa, entrambi si sono recati al confine con l’Ucraina e hanno convenuto che la presenza di sacerdoti, seminaristi e persone consacrate lungo il confine è indispensabile. I profughi sono vulnerabili e fanno fatica a fidarsi del prossimo. Ed è per questo che il sostegno della Chiesa è indispensabile. Il popolo ucraino ha una forte identità religiosa e si è rivolto a sacerdoti e altri membri della Chiesa per chiedere non solo aiuto umanitario, ma anche un aiuto spirituale, invocando preghiere e benedizioni per il proseguimento del loro viaggio.Mons. Cyril Vasiľ fa appello alla coscienza del mondo e a tutte le persone di buona volontà: “Il confine con l’Ucraina è diventato il confine e la pietra miliare della nostra umanità”, afferma il presule, “ed è necessario che le azioni di soccorso continuino”.Mons. Jozef Haľko sottolinea la presenza di coloro che hanno offerto il loro sostegno nelle vicinanze del confine slovacco con l’Ucraina, tra la popolazione in fuga disperata dalla guerra.“Faccio appello soprattutto ai giovani affinché offrano la loro disponibilità e il loro impegno in questa situazione difficile. E non si tratta soltanto della prima linea di aiuti al confine. Prevediamo che tutta la Slovacchia dovrà essere progressivamente coinvolta in questa situazione drammatica. In qualsiasi luogo, compresa Bratislava, è necessario avere cuori aperti e mani pronte ad offrire un aiuto concreto”, conclude mons. Haľko.Parole e gesti di accoglienza si stanno diffondendo in tutto il Paese. Le istituzioni religiose e civili non smettono di fornire ogni tipo di aiuto: dalla semplice offerta di cibo, medicine, trasporto e alloggio fino alla più complessa assistenza legale. “Ringrazio ogni cittadino della Slovacchia che mostra pazienza e amore per noi”, dice Lejsa Nosenko da Uzhgorod che ha provato per la prima volta nella sua vita la dolorosa sensazione di dover dire addio alla sua famiglia. “L’Ucraina sta soffrendo insieme a Cristo, è stata crocifissa con Lui. I nostri mariti e i nostri figli stanno cercando di difendere il nostro Stato, affinché un giorno possiamo tornare nella nostra patria”.
La Conferenza episcopale della Slovacchia, in collaborazione con l’ufficio nazionale della Caritas e Maltese Aid, offre la possibilità agli slovacchi di registrarsi e offrire ospitalità. Centinaia di persone hanno già aperto le porte delle loro case a donne ucraine con bambini, soprattutto nella parte orientale della Slovacchia, la più colpita dalla crisi.La Caritas ha promosso una colletta straordinaria per il popolo ucraino con un contributo totale che al momento supera i 750.000 euro. Sono stati devoluti circa 40.000 euro a Caritas Ucraina, che collabora da vicino con Caritas Slovacchia, per coprire i bisogni delle persone che hanno risentito in modo diretto delle conseguenze della guerra nel Paese.Decine di migliaia di euro sono stati ripartiti tra le organizzazioni assistenziali diocesane in Slovacchia nel tentativo di soddisfare i bisogni urgenti dei rifugiati. Secondo i dati ufficiali, circa 12.000 persone attraversano il confine con la Slovacchia ogni giorno, ma si prevede che questo numero sia destinato a crescere, considerati i chilometri di persone in fila sul lato ucraino del confine. “Nel mondo della sofferenza causata dalla guerra, la nostra risposta è la solidarietà e la riconciliazione”, spiega Erich Hulman, segretario generale di Caritas. E aggiunge:
“Non è il momento del silenzio, soprattutto se la vittima è il Paese a noi confinante che sta subendo perdite a causa del conflitto in corso”.
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