Sono passati due anni. Era il 27 marzo 2020. Il mondo era in preda ad una pandemia che non si arrestava, mietendo vittime, soprattutto tra i più anziani e i più vulnerabili. Quel giorno, il mondo si è fermato per seguire lo straordinario momento di preghiera di Papa Francesco in tempo di epidemia. Solo, sul sagrato della Basilica di San Pietro. La piazza vuota, come mai si era vista nella storia. Lucida di pioggia. Nessun fedele. Solo un immenso silenzio, carico di dolore ed emozione. Passo dopo passo, il Papa si è diretto verso il Crocifisso e lo ha baciato, consegnando così all’Onnipotente l’umanità sofferente. “Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami”, disse il Papa in quell’occasione, “non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato”. “Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: Svegliati Signore!”.
Sono passati due anni e l’umanità si trova ad affrontare la sfida di una guerra violenta e brutale nel cuore dell’Europa. Si era data per scontata la pace. E invece dal 24 febbraio, in un crescendo di atrocità, tra raid con bombe al fosforo, missili e attacchi di terra, l’Ucraina – da Kharkiv a Mariupol – è diventata una terra di macerie e fosse comuni. Il bilancio delle vittime civili ha superato quota mille. Si spara anche contro donne incinta e bambini. Sfiorano invece i 4 milioni i rifugiati fuggiti dall’Ucraina. Sono passati due anni e il Papa sceglie di nuovo la strada umile della preghiera per implorare da Dio il miracolo della pace. Questa volta però non è solo e in migliaia sono arrivati dentro e fuori la basilica di San Pietro per affidare a Maria in un mondiale atto di consacrazione, le sorti di un’umanità sconvolta da un “massacro insensato”. “Noi da soli non riusciamo a risolvere le contraddizioni della storia e nemmeno quelle del nostro cuore”, ha detto il Papa. “Abbiamo bisogno dello Spirito d’amore, che dissolve l’odio, spegne il rancore, estingue l’avidità, ci ridesta dall’indifferenza”. 27 marzo 2020/25 marzo 2022: due date destinate a entrare nella storia. Testimoni di un gesto di umile resa e di totale affidamento. Perchè di fronte alle atrocità e agli orrori delle armi, di fronte alla impotenza delle potenze mondiali, siamo “figli – ha detto il Papa – che, nella tribolazione di questa guerra crudele e insensata che minaccia il mondo, ricorrono alla Madre”.
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