Stefano De Martis
Il Senato ha convertito definitivamente in legge il decreto che introduce misure urgenti per la crisi ucraina. Sul provvedimento il governo aveva posto la questione di fiducia. I voti favorevoli sono stati 214, i contrari 35, nessun astenuto.
Il decreto legge approvato nasce dalla confluenza di due provvedimenti varati in tempi diversi dal Consiglio dei ministri. Il secondo è stato incorporato nel primo, già presentato in Parlamento, per snellire e velocizzare l’iter di conversione. Sostegno militare alla difesa contro l’aggressione russa, interventi eccezionali per l’accoglienza dei profughi, misure per fronteggiare l’emergenza energetica: questi sono gli argomenti principali del “decreto Ucraina”. In particolare, viene disposta la partecipazione del personale militare italiano al potenziamento delle attività della Nato sul fianco Est dell’Alleanza e la fornitura a titolo gratuito a Kiev di armi non letali di protezione, nonché la possibilità di cessione, previo atto di indirizzo delle Camere, di equipaggiamenti militari. Autorizzata anche la vendita di materiali di autodifesa per i giornalisti. Il decreto prevede una semplificazione delle procedure di assistenza e di cooperazione con l’Ucraina e, nell’ambito degli impegni sul fronte dell’energia, autorizza tra l’altro l’adozione di misure per l’aumento della disponibilità di gas, la riduzione programmata dei consumi e il riempimento degli stoccaggi per l’anno termico 2022-2023. Vengono inoltre previste forme di sostegno alle imprese il cui fatturato dipenda per almeno il 20 per cento dalle esportazioni verso Ucraina, Russia e Bielorussia. Quanto all’accoglienza dei profughi, oltre alle misure stabilite dal decreto appena convertito in legge (con un aumento degli stanziamenti e il potenziamento delle strutture sul territorio), è da segnalare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con cui viene recepita la decisione europea di attivare per la prima volta il meccanismo della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati. Un meccanismo di emergenza, immediato e collettivo, che non richiede l’esame delle singole domande.
A differenza di quanto accaduto due settimane fa alla Camera, dov’era stato approvato un ordine del giorno che impegnava il governo “ad avviare l’incremento per le spese della difesa verso il traguardo del 2 per cento del Pil”, al Senato non è stato votato alcun odg. La questione del 2 per cento – obiettivo previsto da un accordo Nato del 2014 – è stata nei giorni scorsi al centro di un confronto politico molto aspro. La situazione si è sbloccata in virtù di quello che è stato giornalisticamente ribattezzato “lodo Guerini”, dal nome del ministro della Difesa che ha indicato nel 2028 il termine temporale per raggiungere l’obiettivo di spesa. Una conferma è arrivata dallo stesso Mario Draghi nell’incontro con la stampa estera, in cui il premier ha anche reso noto che nell’imminente Documento di economia e finanza non è prevista alcuna indicazione specifica sulle spese militari.
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