MARTINSICURO – Sono quasi del tutto terminati i lavori di manutenzione straordinaria della Chiesa Sacro Cuore di Gesù in Martinsicuro. Due gli interventi previsti: la sistemazione del manto di copertura dell’edificio sacro parrocchiale e la sostituzione degli infissi esterni. Poiché il primo e più massiccio intervento è stato del tutto completato, la Chiesa è stata riaperta ai fedeli da qualche giorno.
Grande la soddisfazione del parroco don Anselmo Fulgenzi: “Anche se ancora manca la sostituzione dei vecchi infissi con i nuovi, sono molto soddisfatto, perché la cosa più importante per me era che i fedeli potessero usufruire della Chiesa per il culto pasquale, un momento cruciale per la vita di ogni cristiano. Ma più in generale è importante avere una Chiesa a disposizione in ogni momento dell’anno e bisogna averne cura tanto quanto la propria casa, se non addirittura di più.
La Chiesa, infatti, non è un semplice edificio, per noi è molto di più, è tutto quello che ha mirabilmente scritto una nostra parrocchiana, Maria Concetta Di Girolamo: “Una Chiesa è un luogo di aggregazione, un centro geografico, un riparo per disoccupati nelle ore lunghe vuote di giornate infinite, un rifugio dove nascondere lacrime fugaci prima di una giornata difficile, uno sguardo verso l’alto quando non sai dove voltarti, un posto al coperto dove puoi essere te stesso, magari parlare ad alta voce sapendo di non essere giudicato. Un luogo dove sgranare rosari infiniti, piegare le ginocchia, ma anche sedersi in fondo per non farsi vedere, schiacciato dai propri demoni. Un luogo in cui un’Ostia bianca resta spesso silenziosa in attesa. Un luogo dove raccontarsi cosa cucinare a pranzo e scambiarsi medicine e preoccupazioni. Ma anche un campanile dorato dagli ultimi raggi di sole, che ti annuncia sull’autostrada che sei quasi arrivato a casa, dopo un esame, dopo un viaggio, un lavoro andato male, una vacanza che inizia. O semplicemente delle scale dove sederti, perché non hai soldi per sederti in un bar, dove scrollare il tuo telefonino, e le panchine in piazza sono al sole. Un posto di cui non sai nulla, non sai chi sia San Gabriele, o chi sia un Santo patrono, dove hai capito che la gente, per lavarsi un po’ la coscienza, se ti posizioni al momento giusto, ti regala cinque minuti da spenderti in un bar. Perché da dove vieni tu non sai neanche cosa siano le candele. Ma la Chiesa è anche quel posto dove da ragazzina passavo e vedevo chi si era sposata, ne spiavo la felicità, gli abiti degli invitati e continuavo a sognare. La Chiesa è il posto degli abiti scuri, delle corone. Un punto di raccolta contro il nemico, come scriveva Manzoni, quando chiamava a raccolta per scacciare i bravi, un luogo dove dialogare con gli ornamenti delle tombe, riparati dalla calura estiva, invidiandone la buona sorte, come ci raccontava Pirandello. La Chiesa è Madre, ma non solo in senso teologico, ma reale, familiare. Accoglie tutti, non chiede nulla. È centro dell’umanità, compresa quella che non la riconosce tale. È rifugio, speranza, freschezza, pianto, raccolta, storia. Perché custodisce la presenza di Cristo. E Cristo è per tutti, anche di chi non lo conosce. Di fronte ad una Chiesa si rallenta sempre, laici o cattolici, ragazzi o vecchi. Non importa quanto sia grande il paese o la città dove si trova. Non importa se adesso le parole passano prima sui social, se i punti di raccolta sono virtuali piuttosto che reali. Ad Amatrice, dopo la devastazione, si guardava come ad una speranza, cosa fosse rimasto in piedi della Chiesa all’inizio del paese. Per ripartire da lì. Da due mattoni ed un pezzo di muro. Come la chiesa di San Damiano. La Chiesa, in questi anni virtualizzati e divisi, diventa unione e speranza. E i volti di chi la anima ne diventano i mattoni. E, in un paese come il nostro, con molta storia, ma poche tracce di questa, guardiamo con orgoglio i suoi mattoni rimessi a nuovo da brave maestranze. Perché è la nostra Chiesa. Il Nostro paese, la nostra storia. La nostra Chiesa è la concretezza della quotidianità. Che ci raccoglie ed accoglie. Il nostro pit stop. Da curare e da cui farsi curare. Aperta. Sempre. Che si rinnova, che vuole parlare a tutti, che come hanno fatto con Lei, accoglie e si fa nuova ogni giorno e da cui ogni giorno dobbiamo ripartire e farci storia e testimonianza di Cristo.”
Scopriamo, attraverso le parole dell’arch. Pasquale Tucci, progettista e direttore dei lavori, quali interventi siano stati eseguiti: “A causa delle abbondanti infiltrazioni d’acqua meteorica provenienti dal tetto danneggiato, l’intervento più consistente che abbiamo dovuto affrontare è stata la manutenzione straordinaria del manto di copertura delle tre navate. In particolare abbiamo dovuto demolire, rimuovere e trasportare in discarica una parte del manto di copertura di laterizio e parte dei canali di gronda in rame; poi abbiamo installato sulle falde del tetto dei pannelli a scaglie di legno orientate (OSB), aggiungendo, con successiva posa, un doppio strato di membrana impermeabilizzante bituminosa, con superficie autoprotetta da scaglie di ardesia. In seguito abbiamo montato delle nuove scossaline in rame, con nuovi discendenti terminali in ghisa. Infine abbiamo rimontato il manto di copertura utilizzando parte delle tegole marsigliesi esistenti e parte nuove, come da prescrizione della Soprintendenza ABAP di L’Aquila-Teramo. Abbiamo anche installato tre “linee vita” sulle tre navate. Manca solo la sostituzione, sulle navate laterali, degli infissi esistenti con i nuovi in alluminio a taglio termico e delle vetrate doppie termoisolanti basso emissive. Purtroppo, a causa della situazione pandemica e dell’alta richiesta di lavori di carattere edilizio per motivi legati al 110, le ditte fornitrici non sono riuscite a rispettare i tempi di consegna, ma prevediamo che l’intervento venga completato in tempi ragionevoli”.
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