Rubrica Storie di Cibo a cura di Stefano Nico

ACQUAVIVA PICENA – Acquaviva Picena, è un borgo storico ricco di cultura e tradizioni, in cui è ancora vivo il ricordo di una civiltà rurale, la cui vita e alimentazione seguivano l’avvicendarsi naturale delle stagioni. In questo contesto sociale, semplice e genuino, a due luoghi era riconosciuta una forte valenza identitaria e aggregativa: il focolare, luogo di incontro e di conversazione, ma anche strumento principale utilizzato per la cottura dei cibi, e l’aia, in cui razzolavano quegli animali che rappresentavano, nella maggior parte dei casi, l’unico apporto proteico in una dieta basata quotidianamente soprattutto sul consumo di cereali e legumi. Il calendario della tavola non contava molti giorni di festa e proprio per questo la preparazione dei cibi, in queste occasioni, era più intensa e la permanenza dei sapori nella memoria meno labile. Le feste erano l’occasione per iniziare nuovi salumi, accompagnandoli con la pizza al formaggio o i piconi (ravioli al formaggio pecorino), e per cucinare agnelliconiglifaraone o tacchini, insaporendoli con spezie e verdure provenienti dall’orto, e preparandoli nel rispetto di accurati procedimenti trasmessi di madre in figlia. Uno stile alimentare che oggi trova ancora una testimonianza forte in una tradizione culinaria consolidata, fatta di ricette semplici e genuine, spesso riproposte proprio nei giorni della festa. Uno dei piatti della tradizione, tipico della cucina rurale, è lu frecandò. Un piatto della tradizione contadina locale dove si uniscono in padella tutte le verdure dell’orto, in un festival di colori e di sapori, piatto che si accompagna bene a molti secondi di carne, come le parti più povere del maiale che nel Piceno vengono chiamate spuntature. Sapori di ieri popolari ancora oggi, tanto che ogni estate ad Acquaviva Picena si celebra proprio la “Sagra delle spuntature e del frecandò”.

Oltre ad essere un contorno perfetto per un secondo di carne o pesce, è perfetto per condire il riso freddo, cous cous o pasta fredda o da mangiare abbinato ad un formaggio a dadini. Piatto tipico della tradizione contadina che veniva preparato con i frutti del raccolto in campagna. Ma da cosa deriva questo nome così curioso? Nei borghi del paese si narra che un gruppo di amici avessero l’abitudine di incontrarsi per cena e mangiare in compagnia a turno i piatti da loro portati. I piatti che riscuotevano più successo erano quelli a base di carne di Antò lu macellà, uno dei personaggi più rappresentativi delle vie acquavivane. Una sera però l’amico “urtulà” preparò un piatto di solo verdure e patate, tanto da riscuotere un così enorme successo che gli amici commensali iniziarono a dire meravigliati “Hai fregato Antonio”. Da qui che nasce “Frecando” che in base alla zona cambia in “frecantò, frecandò, frico, fricando fino ad Ancona Fricchjò”.

Ingredienti:
3 zucchine
2 patate medie
1 melanzana tonda
2 peperoni
2 cipolle
2 spicchi di aglio
2 pomodori rossi
Olio Evo
Sale q.b.

Preparazione:
Lavare e tagliare a pezzetti (più o meno uguali) le zucchine, le cipolle, le patate, i peperoni e la melanzana. In una padella capiente far imbiondire l’aglio in olio. Aggiungere tutte le verdure tagliate e mescolare bene a fuoco vivace per 6/7 minuti. Abbassare il fuoco e coprire con il coperchio. Far cuocere per circa 15/20 minuti. Nel frattempo spellare i pomodori e tagliarli a pezzi. Passate i 20 minuti aggiungere i pomodori, mescolare, coprire ancora e lasciar cuocere altri 10/15 minuti.

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