“Profonda preoccupazione per la situazione dei diritti umani e delle minacce alla libertà religiosa a Hong Kong”. “Hong Kong era una delle città più libere e aperte dell’Asia. Oggi è stata trasformata in uno Stato di polizia. È straziante”. Sono parole durissime quelle utilizzate dal card. Charles Bo, presidente dei vescovi birmani e della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche, in un nota diffusa oggi e giunta al Sir in cui l’arcivescovo prende la parola sull’arresto del “mio fratello cardinale e confratello salesiano”. “La libertà di espressione, la libertà di stampa, la libertà di riunione e di associazione e la libertà accademica sono state tutte smantellate”, scrive il card. Bo. “Sono segnali che indicano che la libertà di religione o di credo, un diritto umano sancito dall’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani e dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui Hong Kong è parte, è minacciata. Sono al corrente di recenti attacchi di propaganda contro la Chiesa nei media pro-Pechino a Hong Kong e della crescente autocensura tra i leader religiosi a causa delle circostanze. Vedere una città che era un faro per la libertà, inclusa la libertà religiosa, muoversi così radicalmente e rapidamente lungo un percorso molto più oscuro e repressivo, è straziante. Vedere un governo cinese infrangere le promesse fatte in un trattato internazionale, la dichiarazione congiunta sino-britannica, così ripetutamente e palesemente, è spaventoso”. L’arcivescovo entra nel merito delle accuse formulate nei confronti del vescovo emerito di Hong Kong. È stato arrestato e accusato “semplicemente perché ha servito come amministratore fiduciario di un fondo che ha fornito assistenza legale agli attivisti che devono affrontare cause giudiziarie. In qualsiasi sistema in cui esiste lo Stato di diritto, fornire assistenza per aiutare le persone, che devono difendersi da un’accusa, a far fronte alle loro spese legale è un diritto opportuno e riconosciuto. Come può essere un reato aiutare gli imputati ad avere difesa e rappresentanza legale?”, chiede il presidente dei vescovi asiatici. Nel comunicato, il card. Bo ricorda che, il 24 maggio, la Chiesa celebra la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina e la Festa di Maria Ausiliatrice e, per la Cina, Nostra Madre di Sheshan. Lo scorso anno, il card. Bo aveva chiesto che questa Giornata fosse trasformata in una “Settimana di preghiera”. Iniziativa alla quale hanno aderito laici cattolici in tutto il mondo. “Quest’anno – scrive l’arcivescovo birmano – esorto i cristiani di tutte le tradizioni a pregare per Hong Kong in particolare, e per la Chiesa in Cina, così come per gli uiguri, i tibetani e altri che subiscono persecuzioni in Cina, durante quella Settimana di preghiera, e a pregare specialmente per il card. Zen”. C’è anche l’invito a celebrare messe il 24 maggio con le stesse intenzioni. “Per il popolo di Hong Kong – scrive infine Bo – è ora sempre più difficile parlare liberamente, quindi quelli di noi al di fuori di Hong Kong, che hanno una voce, devono usarla a loro nome e dedicare le nostre preghiere e i nostri sforzi a mostrare solidarietà e sostegno per loro, nella speranza che un giorno le loro libertà saranno ripristinate”.
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