Alberto Baviera
L’emergenza educativa, amplificatasi con le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19, l’impegno delle realtà associative, la conoscenza degli strumenti comunicativi che la tecnologia mette ormai nelle mani di tutti. Si parlerà di tutto questo nell’incontro “Chiamati all’azione: il Patto educativo globale di Papa Francesco” che domani a Roma vedrà confrontarsi i rappresentati delle 29 associazioni che fanno parte del Copercom, il Coordinamento delle aggregazioni formative, familiari e di educatori che in ambito ecclesiale si occupano di comunicazione. Il Sir ne ha parlato con Stefano Di Battista, giornalista professionista e direttore della rivista “Anspi”, che dallo scorso novembre è stato chiamato a guidare il Copercom.
Presidente, perché avete scelto di mettere il tema dell’emergenza educativa al centro della vostra riflessione?
Si tratta di una questione emersa prepotentemente negli anni della pandemia ma che
viene spesso coniugata pensando solo al fatto che i ragazzi sono stati lasciati abbandonati a se stessi, senza la possibilità di andare a scuola. Credo invece sia il caso di domandarci se l’emergenza educativa sia soltanto questo o se non sia un tema molto più profondo che riguarda l’intera società.
E, nello specifico, visto che il Copercom si occupa di comunicazione
dobbiamo chiederci se l’emergenza educativa riguardi tutti noi
che ogni giorno siamo sui social e che forse non abbiamo nessuna esperienza di come vadano utilizzati questi strumenti.
Una bella sfida…
Certo, lo è. Ma non possiamo non fare i conti con quello che succede intorno a noi. Ultimamente, per esempio, sono spuntati i negazionisti della siccità che affermano che non è vero che manchi l’acqua. Ognuno si inventa una posizione che, con l’interazione sui social, viene moltiplicata con il rischio che diventi predominante perché si finisce col discuterne anche in televisione. Anche questo è parte dell’emergenza educativa che dobbiamo affrontare e che non riguarda solo gli adolescenti ma, forse, in prima battuta, gli adulti.
Da tempo si ripete che per il bene delle società e soprattutto delle giovani generazioni è necessaria un’alleanza tra Istituzioni civili, Chiesa, scuola e famiglia. Che ruolo possono giocare le 29 associazioni che fanno parte del Copercom?
Diverse sono le radici e diverse sono le finalità delle realtà che si riuniscono nel Coordinamento. Ce ne sono alcune, come l’Anspi, che si occupano dell’oratorio e, per questo, sono a più diretto contatto con la fascia adolescenziale…
Per far sì che fare rete tra le agenzie educative non rimanga uno dei tanti slogan bisogna diffondere e incrementare quegli esempi virtuosi già esistenti che non hanno avuto bisogno di tante teorie ma sono diventati subito pratica.
Il mondo dell’oratorio, che conosco bene, è una di queste realtà laddove, per esempio, ha aperto le sue porte per il doposcuola per i ragazzi che hanno bisogno di un aiuto per i compiti. Il mettersi a disposizione di chi è più svantaggiato o in famiglia ha poche occasioni per essere seguito dai genitori si sviluppa in parallelo con la scuola e con altre agenzie educative. Non si può poi dimenticare come c’è un mondo che fa riferimento allo sport, che non è solo agonismo ma anche – e soprattutto – un grande strumento di educazione se insegna non solo a vincere ma anche come si raggiunge la vittoria.
Il mondo associativo alcune esperienze le ha già vissute e sviluppate, il Copercom deve essere il luogo nel quale queste esperienze vengono scambiate.
E l’incontro di domani vuole avere anche questa ambizione.
Cosa pensa e spera emergerà dal confronto?
Sarà l’occasione perché le associazioni raccontino cosa fanno e quali buone pratiche possono essere fatte conoscere agli altri in modo che diventino patrimonio comune. Il tutto si inserisce nel solco del Patto educativo globale lanciato qualche anno fa da Papa Francesco:
l’educazione cristiana è, in fondo, l’educazione di tutto l’uomo. Non è possibile scindere per un fanciullo o un adolescente i sacramenti dalla scuola, il gioco, lo sport, le relazioni con gli altri. E questo vale anche per gli adulti, perché integralità significa tutto ciò che nella vita ci tocca.
È un messaggio autenticamente cristiano che, però, non è necessario declinare in senso confessionale perché vale per una persona a qualunque latitudine e di qualsiasi età.
Quali passi seguiranno all’incontro di domani?
A fine ottobre vivremo una tappa fondamentale quando il Copercom sarà per la prima volta ricevuto in udienza da Papa Francesco. In quell’occasione ci aspettiamo che ci venga affidato un mandato.
Quello che emergerà a partire dal convegno di domani lo condenseremo in un documento con possibili linee di azione che consegneremo a Francesco ma sarà importante cosa lui ci dirà.
Anche il Copercom, dopo la pandemia, vive una fase di passaggio: per questo attendiamo un’indicazione dal Papa per avere più chiaro di cosa, nel mondo di oggi, dobbiamo essere portatori.
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