DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto
La parabola del ricco stolto che ci viene presentata da Luca nel Vangelo, non vuole essere una sterile polemica sulla ricchezza, una condanna di Gesù circa i beni della terra.
La questione che ci interpella è: “per chi” si costituisce un tesoro?
«La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante […] “Farò così – disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e tutti i miei beni». Il ricco accumula perché è avaro, la sua cupidigia si maschera di una falsa sapienza al punto da farci credere che possa esserci una saggezza nel suo pensare al domani. Ma la preoccupazione dell’uomo è solo per sé: «Poi dirò a me stesso: “Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti».
Tutto si riduce ad un faccia a faccia tra l’uomo e i suoi beni…tutto per un benessere non dipendente dal rapporto con gli altri né tantomeno da quello con Dio, un benessere neanche collegato con il suo essere ma solo con il suo avere.
«Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita”». Per quest’uomo senza saggezza la morte non è un avvenimento improvviso e sorprendente, non è la condanna da parte di Dio al suo agire egoistico ed egocentrico: la morte diviene il prolungamento delle sue scelte, la conclusione naturale di un pensare e di un agire senza “anima”, senza respiro vitale.
Continua ancora Gesù: «E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
E’ quello che ci conferma anche San Paolo nella lettera ai Colossesi: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra».
Ripeto ancora: nessuna condanna dei beni della terra! Gesù vuole dirci: vuoi vita piena? Sposta il tuo desiderio, perché gli unici beni da accumulare in quantità sono relazioni libere e liberanti, amore per la propria vita e quella altrui, una interiorità sempre più nutrita e profonda…tutto per poter conoscere e riconoscere Cristo come unico contenuto per la nostra esistenza, come unico punto fermo per poter discernere, ogni giorno, ciò che è buono per noi da ciò che non è buono.
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