È stato un “Ferragosto della solidarietà” e di speranza per il futuro come risposta alla guerra, all’aumento del costo della vita e alla pandemia. La Comunità di Sant’Egidio lo ha passato con rifugiati – ucraini, afghani (ad un anno esatto dall’inizio della fuga da Kabul) e di altri Paesi attraversati dai conflitti, insieme a senza fissa dimora, anziani e detenuti, amici della Comunità durante tutto l’anno. Numerosi i momenti di incontro e i pranzi, coronati dalla tradizionale cocomerata, a Roma e in altre città italiane.
Nella capitale a distribuire i pasti e fare festa con quanti hanno partecipato, ci sono stati anche alcuni immigrati, tra cui rifugiati venuti con i corridoi umanitari, che si sono offerti di aiutare insieme agli altri volontari.
Il “Ferragosto della solidarietà” è stato vissuto anche nei numerosi cohousing e convivenze realizzati da Sant’Egidio con anziani, persone con disabilità, ex senza fissa dimora, e, a Roma, anche nelle feste organizzate in diversi quartieri della periferia.
Un evento particolarmente sentito è stato la cocomerata nella Casa circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso alla quale hanno partecipato numerosi detenuti, in un momento difficile per gli istituti penitenziari italiani, dove negli ultimi mesi si sono registrati drammaticamente un alto numero di suicidi (51 dall’inizio dell’anno).

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