“Se la forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi diventa troppo larga, si ammala la comunità aziendale, e presto si ammala la società”. il monito del Papa, che nella parte finale del discorso rivolto ai partecipanti all’Assemblea plenaria di Confindustria, in Aula Paolo VI, ha messo in guardia dalle disparità salariali: “È vero che nelle imprese esiste la gerarchia, è vero che esistono funzioni e salari diversi, ma i salari non devono essere troppo diversi. Oggi la quota di valore che va al lavoro è troppo piccola, soprattutto se la confrontiamo con quella che va alle rendite finanziarie e agli stipendi dei top manager”. “Mi piace anche ricordare che l’imprenditore stesso è un lavoratore: e questo è bello”, ha detto Francesco: “Non vive di rendita: il vero imprenditore vive di lavoro, vive lavorando, e resta imprenditore finché lavora. Il buon imprenditore conosce i lavoratori perché conosce il lavoro. Molti di voi sono imprenditori artigiani, che condividono la stessa fatica e bellezza quotidiana dei dipendenti”. “Una delle gravi crisi del nostro tempo è la perdita di contatto degli imprenditori col lavoro”, l’altra denuncia del Papa: “crescendo, diventando grandi, la vita trascorre in uffici, riunioni, viaggi, convegni, e non si frequentano più le officine e le fabbriche. Si dimentica l’odore del lavoro. E’ brutto, è come succede a noi preti e vescovi: quando dimentichiamo l’odore delle pecore non siamo più pastori, siamo funzionari”. In positivo, Francesco ha citato Adriano Olivetti, “un vostro grande collega del secolo scorso”, che “aveva stabilito un limite alla distanza tra gli stipendi più alti e quelli più bassi, perché sapeva che quando i salari e gli stipendi sono troppo diversi si perde nella comunità aziendale il senso di appartenenza a un destino comune, non si crea empatia e solidarietà tra tutti; e così, di fronte a una crisi, la comunità di lavoro non risponde come potrebbe rispondere, con gravi conseguenze per tutti. Il valore che voi create dipende da tutti e da ciascuno: dipende anche dalla vostra creatività, dal talento e dall’innovazione, dipende anche dalla cooperazione di tutti, dal lavoro quotidiano di tutti”. “Perché se è vero che ogni lavoratore dipende dai suoi imprenditori e dirigenti, è anche vero che l’imprenditore dipende dai suoi lavoratori, dalla loro creatività, dal loro cuore e dalla loro anima: dipende dal loro ‘capitale’ spirituale”, ha concluso il Papa.
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