“Il cardinale Zen dimostra che essere cristiani non à facile”.

Lo ha card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, rispondendo alla domanda di un giornalista a proposito del cardinale cinese attualmente sotto processo, e da molti già considerato in “fama di santità”. “Il cristianesimo non è una religione facile, ma è difficile perché richiede un impegno interiore, e anche di superare le difficoltà”, ha spiegato il cardinale presentando, in sala stampa vaticana, il Convegno “La santità oggi”, in programma dal 3 al 6 ottobre all’Augustinianum per iniziativa del citato Dicastero: “il santo non si improvvisa, anche i gesti di eroicità nascono perché formati da una dedizione quotidiana”. “Attraverso l’individuazione di figure esemplari, che superano il vissuto ordinario, richiamare i battezzati a vivere santamente la loro vita di ogni giorno”: è questo, per il cardinale, il fine della santità. “La Chiesa ha custodito fin dai primi secoli anzitutto la memoria dei suoi martiri e poi anche dei suoi ‘confessori’, quali veri ‘eroi’ della fede”, ha ricordato: “si tratta di comprendere cosa significhi oggi eroicità, specialmente in relazione all’esercizio delle virtù, al martirio e all’offerta della vita”, alla luce del Concilio. Come scrive il Papa nella Gaudete et exsultate, “nei processi di beatificazione e canonizzazione si prendono in considerazione i segni di eroicità nell’esercizio delle virtù, il sacrificio della vita nel martirio e anche i casi nei quali si sia verificata un’offerta della propria vita per gli altri, mantenuta fino alla morte. Questa donazione esprime un’imitazione esemplare di Cristo, ed è degna dell’ammirazione dei fedeli”. Per Semeraro, “una definizione dell’eroicità cristiana ha una risonanza tutta particolare nell’attuale contesto culturale, dove tanto spesso il relativo sembra prevalere sul vero e l’instabilità avere la meglio su qualsiasi coraggioso progetto di vita”. Di qui l’auspicio che il convegno “segni un momento di riflessione importante sulle Cause di beatificazione e canonizzazione e questo non solo per il lavoro che il Dicastero svolge, ma anche per le ricadute che esso inevitabilmente ha per la coscienza credente del Popolo di Dio”.

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