Acquaviva Picena – Per i frati agostiniani, si prepara un fine settimana di grandi festeggiamenti per due anniversari molto importanti: i 400 anni di presenza agostiniana sul territorio acquavivano e i 50 anni di consacrazione di padre Giuliano del Medico. Il priore padre Luigi Pingelli, grande conoscitore della storia conventuale, si è gentilmente reso disponibile per raccontarci i punti salienti delle vicende dell’ordine agostiniano in Acquaviva.
Si festeggiano i 400 anni di permanenza dell’ordine nel nostro territorio quindi l’anno della vostra venuta è il 1613. Come iniziò la storia del convento in Acquaviva?
Sì, l’arrivo degli Agostianiani Scalzi risale al giugno 1613: gli acquavivani avevano espresso ai massari, che erano una sorta di Amministratori Comunali dell’epoca, l’esigenza di avere dei frati qui ad Acquaviva per le confessioni; i massari contattarono Padre Agostino della Risurrezione, Procuratore Generale dell’Ordine, che dopo essersi consultato con i propri superiori, contrattò con i massari i quali concessero, come luogo di accoglienza per i frati, la chiesa di San Rocco che si trova nel centro storico vicino alla Fortezza. Una volta stabilitisi, però, i frati si accorsero subito che la chiesa di San Rocco non era molto adatta per la vita conventuale e così decisero di chiedere agli “amministratori” se potesse essere loro concessa una zona dove poter costruire un convento, zona che venne individuata nella località San Lorenzo. I massari accondiscesero e cominciò la costruzione del convento con il contributo dell’Amministrazione e del denaro questuato da un certo fra Cristoforo; fu così che il 16 giugno 1618, i frati si trasferirono dalla chiesa di San Rocco presso quella che è poi rimasta la loro sede nell’arco di questi 400 anni, fatta eccezione per alcuni periodi.
Perché fatta eccezione per alcuni periodi?
Perché in due occasioni ci fu la soppressione degli ordini religiosi; come ricorda la storia, la prima fu ad opera di Napoleone, il convento venne requisito dallo Stato e alienato a privati che lo lasciarono un po’ all’incuria fino al 1843 quando la famiglia Rossi Panelli nella persona di Domenico ricomprò tutta la proprietà e con un atto di donazione lo restituì ai frati. Nel contratto di donazione venne inserita una clausola che stabiliva che qualora il convento fosse stato lasciato dai frati, sia di loro spontanea volontà che forzatamente, la proprietà sarebbe retrocessa agli eredi della famiglia Rossi Panelli; questa clausola fu, diciamo, profetica e, soprattutto, provvidenziale, perché circa cinquant’anni dopo ci fu la seconda soppressione degli ordini religiosi, questa volta ad opera del governo Piemontese, all’epoca di Cavour, con l’emanazione della legge Siccardi; lo Stato si presentò a requisire l’immobile, ma non poté procedere grazie alla suddetta clausola, il convento, quindi, tornò in mano alla famiglia benefattrice che a seguito del ripristino degli ordini religiosi, lo restituì ai frati circa venti anni dopo.
Quindi la storia del convento è strettamente legata alla famiglia Rossi Panelli, verso la quale nutrirete sicuramente una certa gratitudine.
Sì, infatti sabato 8 giugno, dopo la celebrazione presso la chiesa di San Lorenzo alle ore 17, che sarà presieduta dal M. R. Priore Provinciale P. Vincenzo Consiglio, ci sarà lo scoprimento di una targa commemorativa del IV Centenario in cui vi è un esplicito riferimento alla famiglia Rossi Panelli per il loro provvidenziale aiuto nel corso della storia del convento.
Dopo lo scoprimento della targa ci sarà l’inaugurazione dei 14 diorami di padre Giuliano del Medico, che cosa sono?
Innanzitutto il diorama è una rappresentazione plastica che ricrea scene di vario genere in scala ridotta; per l’occasione padre Giuliano del Medico ha prodotto 14 diorami rievocanti le vicende storiche e le scene di vita conventuale. Dopo la loro inaugurazione ci sarà un ricco buffet al quale tutti sono invitati a partecipare.
Ora parliamo con il fautore dei 14 diorami, padre Giuliano del Medico, che domenica festeggerà 50 anni di sacerdozio, ci parli un po’ della sua vita e della sua vocazione.
Sono nato a Monterubbiano e ho vissuto la mia infanzia a Fermo dove, frequentando la chiesa di Sant’Agostino, ho conosciuto i Padri Agostiniani Scalzi; andavo tutti i giorni a messa e facevo il chierichetto, presso i loro locali ho anche seguito il catechismo per la Prima Comunione. Mi sono letteralmente innamorato della vita sacerdotale e ho incominciato a desiderare di essere sacerdote anch’io. Dopo le elementari, che ho terminato a 12 anni a causa della guerra, presso il collegio della Misericordia ho frequentato le medie e poi il ginnasio. Il noviziato l’ho trascorso nel convento di Acquaviva, era il 1954 e la prima professione religiosa è stata nel 1955, poi quattro anni di liceo presso il Seminario Arcivescovile di Fermo e gli Studi Teologici alla Gregoriana di Roma. Sono stato ordinato sacerdote nel 1963, dopodiché sono stato Rettore presso il Collegio della Misericordia, maestro dei seminaristi a Roma e Superiore del seminario sempre a Roma; di questo periodo ricordo le difficoltà della formazione dei seminaristi in un’epoca difficile come quella postconciliare dovuto ai cambiamenti prodotti dal Concilio Vaticano II. Nel 1975 venni trasferito nella chiesa di San Giuseppe e Santa Rita a Ferrara dove fui Superiore per tre anni e da lì finalmente mi venne concesso dall’ordine di partire come missionario per il Brasile, era il 1979.
Come è stata la sua esperienza in Brasile?
Ho vissuto in Brasile fino al 2005. Sono stati anni duri a causa della crisi economica e del governo militare che non permetteva di parlare delle ingiustizie e del divario tra ricchi e poveri. In Brasile ho avuto modo di conoscere persone meravigliose, ho fatto il parroco in diversi posti come per esempio nel sud del Brasile, nel Santuario di Santa Rita, a Nova Londrina vicino a Mato Grosso e a Bom Jardim. Ho lavorato finché la salute mi ha assistito, ho avuto tutte le malattie tropicali, un infarto, e mi sono ammalato di diabete; per curarmi sono dovuto rientrare in Italia, a Pesaro dove in una settimana mi hanno operato urgentemente al cuore due volte per applicarmi 6 bypass, sono rimasto lì per 3 anni e poi mi sono trasferito in Acquaviva. Dell’esperienza in Brasile mi sono rimaste le tante soddisfazioni pastorali, nonostante la fatica di fare il parroco in zone dove era difficile muoversi; avuto una parrocchia grande quanto le Marche più o meno, e per arrivare alle 46 cappelle, in cui era suddivisa la parrocchia, dovevo percorrere strade difficilmente praticabili, mi sono ritrovato ad attraversare fiumi passando con la Jeep su due tronchi, quanti spaventi! Ma alla fine mi sono abituato. In Brasile il sacerdote fa quello che gli compete strettamente, come la formazione dei catechisti e la celebrazione della messa, per il resto si impegnano i laici come catechisti, ministri dell’eucaristia e la domenica per esempio, quando non c’è il sacerdote per la celebrazione, i fedeli sostituiscono la messa che non possono celebrare, con un culto. E’ stata un’esperienza dalla quale ho più imparato che insegnato e ringrazio Dio per le migliaia di sacramenti che ho amministrato: 20.000 battesimi circa, 5000 cresime, perché il Vescovo non arrivava a tutto, tanti matrimoni e innumerevoli confessioni.
Lei ha creato 14 diorami in occasione di questo evento, ci parli un po’ di questa passione.
Fin da piccolo mi sono dilettato nel costruire i presepi, passione che ho portato avanti anche da frate, per esempio quando ero a Roma in Via del Corso il mio presepe era molto visitato come del resto lo era anche quello di Ferrara. Ho fatto anche la statua di Santa Rita che ha sostituito all’ultimo minuto la statua che si è rotta durante l’ultima processione della Santa. I diorami sono delle rappresentazioni plastiche per le quali utilizzo resina, terracotta e materiale vario, a Pesaro ho costruito 14 diorami che rappresentano la vita di Santa Rita, che per mancanza di spazio sono stati portati a Fermo. Per Acquaviva ho creato 14 diorami che rievocano appunto le vicende e la vita del convento. Continuare con questi lavori, però, mi è diventato difficile, ho dovuto lavorare con una lente di ingrandimento per problemi alla vista e ho altri problemi di salute, fino adesso ho fatto quello che potevo, poi si vedrà.
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