DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza.
«Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: “Violenza!” e non salvi? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione?».
E’ il grido del profeta Abacuc che risuona nella prima lettura di questa domenica.
Abacuc è sconfortato: il piccolo popolo di Israele deve continuamente lottare per sopravvivere in mezzo ai più forti: gli egiziani e gli assiri prima, i babilonesi poi. Tutta la sua storia è un susseguirsi di invasioni e colpi di stato, di tragedie e di ingiustizie. Ora, ai confini della sua terra, premono i Caldei. Il profeta rivolge il proprio grido di preghiera a Dio: quante volte è stato ed è anche il nostro grido, il grido ad un Dio che, di fronte alla nostra invocazione, sembra non ascoltare, sembra non avere a cuore la nostra vita, la nostra felicità, la nostra salute, il nostro bene? Come fare a credere in Lui se le cose vanno tutte storte?
Dio risponde ad Abacuc invitandolo e invitando il popolo a conservare la fede e la fiducia. Un Dio che vede più in là, un Dio che vede che a soccombere sarà colui che non ha l’animo retto, ma il giusto che confida avrà salva la vita.
Fidatevi almeno quanto un granellino di senape, dice Gesù ai suoi apostoli, a noi.
Se dovessimo guardare come vanno le cose, se dovessimo misurare la realtà dei nostri successi, se dovessimo contare sulle nostre forze, ci sentiremmo svuotati dal nostro disfattismo, dai nostri pessimismi, ci arrenderemmo…ma noi ci fidiamo di Dio, vogliamo fidarci di Dio, per questo stiamo in piedi, per questo continuiamo a lavorare testardamente per costruire sempre nuovi spazi di fraternità e di giustizia.
Non si tratta, infatti, di misurare la fede, di accrescere la nostra fede, così come gli apostoli, nel Vangelo di oggi, chiedono al Signore: «Accresci in noi la fede!». E’ la qualità della fede che ci deve stare a cuore. Basta un granellino di fede salda per riuscire a smuovere situazioni apparentemente irremovibili. Ci crediamo davvero?
Se ci crediamo davvero allora davvero lasciamo fare a Dio. A volte la nostra vita è irrequieta e piena di dubbi ma da questi non ce ne stacchiamo; invochiamo Dio senza poi lasciargli la possibilità di agire, invochiamo Dio spiegandogli noi cosa deve fare.
C’è un segno dell’autenticità di quel granellino di senape di fede che abbiamo, ce lo dice ancora Gesù: è che ti senti servo, un servo e niente più, uno che non rincorre titoli e onorificenze ma a cui basta aver servito, aver camminato e camminare con cuore compassionevole e gravido di pace, fecondo e accogliente, custodendo, come scrive Paolo nella sua seconda lettera a Timoteo, il bene prezioso che ci è stato affidato, la Buona Notizia di Cristo e del suo Vangelo.
Per il resto, lasciamo fare a Dio e affidiamoci a Lui: «E’ Lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce».
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