DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza.

«…pregare sempre, senza stancarsi mai…»: a questo ci invita Gesù, oggi, raccontandoci una parabola molto breve, la storia di un giudice disonesto e di una vedova che va continuamente da lui per chiedergli giustizia contro il suo avversario. Il giudice, infastidito dall’insistenza della donna e dal suo essere inopportuna, le concede quanto richiesto.
Ascoltiamo come conclude Gesù: «E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente».
E’ come se Gesù ci dicesse: se interviene un giudice ingiusto, pressato dalle richieste di una vedova, credete che non intervenga prontamente Dio, raggiunto dalla vostra preghiera insistente?
Ci perdoni il Signore, ma a volte, la sensazione è che Dio non risponda così prontamente e che faccia, invece, aspettare a lungo. La sensazione, a volte, è che Dio non intervenga nella vita dei deboli, che ci assilli con regole incomprensibili, lo pensiamo un Dio alieno alle nostre scelte e alle nostre tragedie. Se Dio è un Padre amorevole, perché le disgrazie? Se Dio è giusto, perché l’ingiustizia, l’arroganza, la prepotenza trionfano nel mondo?
Tutti proviamo momenti di stanchezza e scoraggiamento, soprattutto quando la nostra preghiera sembra inefficace. Ma Gesù ci conforta: Dio esaudisce sicuramente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che vorremmo. La preghiera non è una bacchetta magica; essa aiuta a conservare la fede in Dio, ad affidarci a Lui anche quando non ne comprendiamo la volontà.
Siamo chiamati da Gesù ad una preghiera incessante, insistente: insistere, però, non per convincere Dio, ma per convertire il nostro cuore; insistere per purificare il nostro cuore e scoprire che Dio non è un giudice ma un padre tenerissimo; insistere non per cambiare radicalmente le cose, neppure per cambiare noi stessi, ma per saper riconoscere, nel mondo, il cuore di Dio che batte; insistere nella battaglia che, quotidianamente, la vita ci chiede di affrontare…insistere, come Mosè, durante la battaglia tra Israele e l’esercito di Amalek, lo leggiamo nella prima lettura: «Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo…».
Da questo capiamo il senso della domanda finale di Gesù: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Gesù non domanda: la gente andrà ancora a messa? Ci saranno ancora i gruppi, i movimenti, le associazioni, le parrocchie? Si farà ancora catechismo?
La fede chiede il Signore…non l’efficacia, non l’organizzazione, non la struttura…la fede, quella fede che sola può sostenere la nostra preghiera e farla continua, insistente, instancabile.
Allora concediamoci ancora qualche momento e preghiamo insieme con le parole del Salmo che oggi la liturgia ci fa cantare:

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.

Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.

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