Di Francesca Cipolloni
Non poteva mancare, a conclusione del Giubileo d’Oro, una tradizione ormai propria del Rinnovamento nello Spirito Santo: il Ritiro nazionale per sacerdoti, diaconi e religiosi, promosso quest’anno dal 7 al 12 novembre. Come sempre, a custodire la spiritualità e la formazione della proposta è stata Assisi, fulcro della spiritualità francescana, che, presso la “Domus Pacis” in Santa Maria degli Angeli, ha ospitato i 180 partecipanti provenienti non solo da varie regioni d’Italia ma anche da Svizzera e Germania, unitamente a sacerdoti di origine africana e latino americana. I lavori, alternati da momenti di lode e preghiera, relazioni e spazi di riflessione e condivisione, si sono aperti con la Celebrazione eucaristica presieduta da don Michele Leone, consigliere spirituale nazionale, e la presentazione del Ritiro da parte di don Vincenzo Apicelli, delegato nazionale Ambito sacerdoti, e dell’Equipe incaricata. Presenti anche mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo-vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, che ha portato il proprio saluto, e mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi e Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica italiana, che ha celebrato la Santa Messa di chiusura. Dettate dal versetto biblico “Sacerdoti liberati per servire secondo lo Spirito” (Rm 7,6), le giornate hanno attinto ispirazione dalle parole pronunciate da Papa Francesco l’11 ottobre scorso, durante l’omelia per il 60° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, quale occasione per “ridare il primato a Dio, all’essenziale: una Chiesa che sia pazza di amore per il suo Signore e per tutti gli uomini da Lui amati. La Chiesa sia abitata dalla gioia. Se non gioisce smentisce se stessa, perché dimentica l’amore che l’ha creata”.
Questa Chiesa, auspicata dal Santo Padre, dopo la dura prova della pandemia, attraverso il clero presente (con età e origini differenti) ha provato dunque a ritrovarsi nel cuore dell’Umbria, ponendosi in ascolto della Parola e lasciandosi coinvolgere dalle meditazioni tenute dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova, già presidente del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa e già presidente della Cei, chiamato a predicare sul tema: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (cf Rm 12,2). Per essere, concretamente, pastori capaci di essere «davanti al popolo per segnare la strada, in mezzo al popolo come uno di loro, e dietro al popolo per essere vicino a coloro che vanno in ritardo», usando le parole di Papa Bergoglio, Bagnasco ha esortato a “essere innanzitutto credenti, perché non basta essere maestri della fede, è necessario essere uomini di fede e ciò vuol dire che il Signore ci è vicino e come tale dobbiamo scoprirlo, momento per momento. Se il sacerdote riesce in questo, con l’aiuto dello Spirito che ci apre lo sguardo, l’intelligenza della fede stessa e del cuore, allora come comunità cristiana potremo davvero orientare i fedeli, e sostenere anche chi fa più fatica a credere”. Il porporato, alla luce del suo ministero e di fronte alle sfide che interpellano la società contemporanea, ha aggiunto che attualmente “la Chiesa in Europa, in particolare nell’Occidente, versa in una certa difficoltà ma non c’è assolutamente da scoraggiarsi, né cedere al pessimismo: Cristo è Risorto e anche il deserto può ‘fiorire’ nello Spirito. Attraversando più Paesi europei ho avuto modo di vedere più germogli, e incontrare ragazzi che si interrogano con le domande fondamentale che portano sempre all’orizzonte di Dio: questo è un grande segno di speranza e di incoraggiamento per tutti, prima di tutto per noi sacerdoti”. Un cenno, infine, anche allo stile dell’accoglienza “che il cristiano deve sempre avere nel nome di Gesù”, sottolineando che “questa è una tradizione viva della Chiesa che è in Italia, un po’ per la nostra indole e molto per l’ispirazione evangelica: il primato di Dio deve rimanere la stella polare della nostra esistenza, da cui scaturisce l’amore in tutte le sue declinazioni, tra cui l’accoglienza, senza dimenticare sia le opere di misericordia corporale che quelle di ordine spirituale”. Infine, un invito a “non avere paura di stare tra i giovani, con maggiore santità e vicinanza, con le loro tipiche contraddizioni, le turbolenze, a volte le polemiche che noi pastori ben conosciamo. Spesso sono pochi ‘numericamente’ ma non c’è da spaventarsi, perchè il miglior alleato del Vangelo, anche oggi, non sono le nostre organizzazioni religiose, le strutture o le risorse, ma il cuore dell’uomo e quello dei giovani è meno incrostato da ideologie e pregiudizi che le generazioni maggiori possono aver acquisito. Quindi, dobbiamo camminare accanto a loro perchè, anche quando magari hanno dubbi, risentimenti e contestazioni, chiedono nient’altro che punti di riferimento spirituali e cercano in noi sacerdoti, per istinto, qualcosa che il mondo non può dare”.
È stato poi il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve, già presidente della Cei, a celebrare l’Eucaristia nella Basilica superiore. “Grazie a Dio, anche durante i mesi segnati dal Covid e soprattutto nei giorni tristi dell’inizio della guerra in Ucraina, ho potuto constatare che la presenza forte dello Spirito Santo non è mai mancata – ha affermato il Cardinale, che aveva già predicato agli Esercizi del RnS nel 2016 -, e questo ci indica tre cose. La prima è la novità, lo Spirito di Dio fa nuove tutte le cose e spesso ne siamo siamo spaventati, preferendo adagiarci nei nostri schemi mentali: affidiamoci dunque allo Spirito che ci rende ‘attori’ e al nuovo che intende portare nella realtà ecclesiale e nell’umanità intera; in secondo luogo, lo Spirito Santo è lo Spirito dell’armonia, il corpo di Cristo, che è la Chiesa, è articolato, con tanti carismi e ministeri, e delle volte può succedere che la parte umana prevalga di più su questa unità che ci viene richiesta; la terza caratteristica a cui ci invita lo Spirito è la missione, perché questo è il tempo della Chiesa in uscita, come spesso ha ricordato il Papa usando l’espressione ‘ospedale da campo’: profeticamente, don Tonino Bello sosteneva che la Chiesa è un ‘ambulatorio’, don Primo Mazzolari la definiva ‘ambulanza’… La missione, pertanto, è quella di curare i malati e per annunciare a tutti il Vangelo, sull’esempio di San Francesco. La fraternità e la civiltà dell’amore che sono state portate in terra d’Europa nei primi secoli dell’evangelizzazione devono ora produrre frutti”.
A Salvatore Martinez, presidente nazionale del RnS, il compito di guidare il tradizionale Seminario di Vita nuova nello Spirito “itinerante” nei luoghi francescani, terminato con la preghiera di effusione a cui hanno preso parte il Consiglio nazionale e il Comitato nazionale di Servizio del RnS. “Che Chiesa di Gesù sarebbe la nostra – ha affermato Martinez – se non ci procurassimo di ripartire dalla lezione di Pentecoste e, dunque, da un generale ritorno allo Spirito Santo, alle sue ispirazioni e mozioni? La crisi spirituale in atto non risparmia nessuno, neanche i sacerdoti, ai quali occorre dedicare tempo, ascolto, accompagnamento. Sono loro ad assicurare ecclesialità, diocesanità, formazione al Movimento. In fondo, la questione dirimente è sempre la stessa: con quale amore amiamo, ripariamo gli errori commessi, saniamo le ferite prodottesi? Urge un nuovo amore, dunque una nuova effusione dello Spirito che sia causa di una nuova missione carismatica. Il Ritiro ha dato risposte a tante domande di senso, suscitando una gioia grande nei partecipanti. Un motivo di conforto a conclusione del Giubileo d’Oro del Rinnovamento in Italia”.
0 commenti