Alberto Campoleoni

Maria Raspatelli, insegnante di religione cattolica in un istituto tecnico di Bari. È lei la vincitrice quest’anno del prestigioso Global Teacher Award, il riconoscimento promosso da Aks education awards, che premia ogni anno i docenti più innovativi e creativi fra quelli di 110 Paesi.
La notizia merita un rilievo importante e stupisce che sia stata riportata solo da pochi media specialistici – quando invece spesso questi riconoscimenti hanno ben altra visibilità – in particolare perché mette in luce non solo la bravura e la competenza di una professionista dell’educazione, come è certamente Maria Raspatelli, ma anche perché di fatto riconosce l’importanza scolastica dell’insegnamento della religione cattolica, correttamente inteso secondo la disciplina neoconcordataria. Un insegnamento che – come dichiarato dalla stessa docente – “non è indottrinamento”, ma occasione di crescita e di maturazione complessiva degli allievi, conquista di consapevolezza, capacità di ricerca di fronte alle problematiche più profonde che riguardano il senso dell’esistenza.
È questo l’Irc “nel quadro delle finalità della scuola” che il Nuovo Concordato ha delineato modificando la disciplina dei Patti Lateranensi (e raccogliendo i risultati di una lunga stagione di dibattiti) a partire dal riconoscimento del valore della cultura religiosa e del fatto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano.
Vale la pena di ribadirlo, in generale e anche all’interno della Chiesa cattolica, perché proprio l’Irc è spesso vittima delle interpretazioni più varie, che ne tradiscono l’orientamento autentico – legittimato dai documenti ufficiali, tra cui da non dimenticare la Nota dei vescovi del 1991 – segnato dal cammino avviato dal Concilio Vaticano II. Un cammino che ha visto proporre, proprio con l’Irc, una Chiesa “al servizio” della scuola, capace di concorrere “alla promozione dell’uomo e al bene del Paese” anche grazie ad un insegnamento spesso tanto discusso.
In realtà il premio a Maria Raspatelli – che è un’insegnante riconosciuta idonea dal proprio vescovo, cioè una presenza della Chiesa nella scuola qualificata per l’attività docente – oltre a validare la speciale abilità pedagogica e la passione della professoressa, sancisce la capacità della Comunità cristiana di incarnarsi in un preciso settore di vita, rispettandone le caratteristiche. L’Irc è scuola vera, autentica, preziosa.
E allora grazie Maria. Grazie per l’impegno personale, per l’entusiasmo e la capacità di servire il bene dei ragazzi e della scuola, per la testimonianza di una Chiesa conciliare capace di compiere con serietà e rispetto la propria missione che parte dal valorizzare l’umano in ciascun allievo, testimoniando così il Vangelo. Quella Chiesa che il vescovo Tonino Bello, curiosamente di una diocesi molto vicina a quella di Bari, dove è incardinata Maria Raspatelli, disegnava con la splendida immagine del vangelo di Giovanni, immaginandola con il grembiule, nell’atto della lavanda dei piedi. A servizio, senza nulla per sé.
L’Irc, autenticamente conciliare – pur con tutte le difficoltà legate alla normativa concordataria, sulle quali potremmo aprire un capitolo a parte – è soprattutto questo.

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