(Foto archivio)

Ivano Sartor

Magari non a tantissimi, ma comunque a un buon numero di persone, soprattutto ai cultori della Grande guerra, sarà già noto che il nonno dell’attuale pontefice, papa Francesco, è stato arruolato e ha combattuto nel primo conflitto mondiale, com’era suo dovere, da cittadino italiano.

La circostanza è stata resa nota dalla stampa italiana – in particolare da “L’Avvenire”, ma pure le testate locali – in occasione della visita compiuta nel 2014 da papa Francesco al sacrario di Redipuglia, dove riposano le spoglie di centomila caduti; lì, infatti, il 13 settembre di quell’anno le autorità militari hanno fatto omaggio al Santo Padre di una copia del foglio matricolare del nonno; a consegnarlo nelle mani del Pontefice fu il capo di Stato Maggiore della Difesa italiano, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli.

(Foto Wikipedia / CCS)

Nato ad Asti il 13 agosto 1884, il soldato Giovanni Carlo Bergoglio, figlio di Francesco e di Maria Brugnaro, nato in una frazione di Asti, Bricco Marmorito di Portacomaro Stazione, di professione “caffettiere”, passò la prescritta visita di leva a vent’anni (il 28 giugno 1904), venendo inizialmente dichiarato “rivedibile”, a causa dell’insufficienza toracica.

Non molto alto, con i suoi 166 centimetri d’altezza, Giovanni Bergoglio fu però richiamato alle armi all’entrata in guerra dell’Italia nella primavera del ‘15, quando egli aveva ormai compiuto i trent’anni.

Gli fu assegnato il numero di matricola 15.543 e venne incorporato nel 78° Reggimento Fanteria, che assieme al 77° appartenevano alla Brigata “Toscana”. Gli fu affidata la mansione di radiotelegrafista.

Il suo arrivo nel teatro delle operazioni belliche avvenne il 10 luglio 1916.

In quel periodo il Corpo militare in cui Bergoglio era inquadrato aveva operato sui confini con la Slovenia, a nord di Gorizia, nel settore del Monte Sabotino, ed era già stato inviato a combattere sul medio corso dell’Isonzo, sotto il Comando della IV Divisione.

Questi Corpi militari furono chiamati a ingaggiare dei durissimi combattimenti, dando prova di coraggio e valore e per questo le bandiere dei reggimenti coinvolti si meritarono la decorazione con la medaglia d’oro al Valor militare.

Molti fanti del 78° Reggimento Fanteria – quello di Giovanni Bergoglio – persero la vita nei combattimenti della Sesta battaglia dell’Isonzo (6-17 agosto 1916), quando furono lanciati alla conquista del Monte Sabotino, e poi nella Settima battaglia dell’Isonzo, sviluppatasi tra il 14 e il 17 settembre successivo. Molte perdite ci furono anche nei primi giorni del novembre ‘16, con la Nona battaglia dell’Isonzo. Infine, il 78° Reggimento partecipò alla Decima battaglia, dal 12 al 18 maggio 1917, combattendo a nordest della palude del Lisert.

(Foto Vatican Media/SIR)

Il conflitto era ancora apertissimo; era tutto un battagliare.

Per la Brigata Toscana seguì un periodo di riorganizzazione e di riposo, a sua volta seguito dal richiamo in linea, per partecipare all’Undicesima e alla Dodicesima battaglia dell’Isonzo (17-31 agosto 1917 e 24 ottobre-10 novembre).

Nei mesi successivi la Toscana fu spostata dall’Isonzo all’Altipiano di Asiago, tra il Monte Longara e il Ferragh. Qui il 78° Reggimento, nel quale combatteva Giovanni Bergoglio, fu impiegato, verso il Natale del ‘17, per bloccare gli sconfinamenti austriaci, in tre giorni di lotta corpo a corpo.

Per l’eroismo dei suoi Fanti, la bandiera del 78° fu decorata con Medaglia d’argento al Valor militare, con la motivazione seguente: “In tre giorni di aspra lotta, con estrema tenacia e sommo valore, sbarrava il passo al soverchiante nemico che aveva sfondato la prima linea: i petti degli eroici fanti furono muraglia contro cui si infranse l’impeto avversario. Per la difesa del suolo della Patria non conobbe limiti di sacrifizio e di ardimento – Col del Rosso, Col d’Echele 23-24-25 dicembre 1917”.

In casa sua, il giovane Jorge Mario Bergoglio, nato in Argentina dopo l’immigrazione della sua famiglia, poté ascoltare dalle labbra del nonno i racconti dolorosi della terribile esperienza della guerra, conservandone un vivo ricordo, tanto che da Sommo Pontefice della Chiesa universale egli ha avuto modo di ricordarlo. Lo ha fatto, ad esempio, durante l’udienza all’Arma dei Carabinieri che stavano celebrando i duecento anni della loro istituzione, dicendo testualmente: “Ho sentito tante storie dolorose dalle labbra del mio nonno che (la guerra) l’ha fatta sul Piave”.

Da queste sue espressioni veniamo a conoscere un altro particolare significativo: che il nonno Bergoglio fu anche sul fronte del Piave, l’estrema linea difensiva, sulla quale l’esercito italiano si era attestato dopo la repentina e dolorosa ritirata dovuta al disastro militare di Caporetto.

Il ricorso agli studi storici sulla Brigata Toscana, con una particolare attenzione ai riferimenti riguardanti il 78° Reggimento, ci consente ora di conoscere in dettaglio l’ulteriore percorso biografico di nonno Bergoglio, durante l’ultimo anno della Grande guerra.

(Foto Vatican Media/SIR)

Il suo Reparto fu inviato a ricostituirsi nelle retrovie, nei pressi di Recoaro; poi dalla fine di febbraio ‘18 passò allo sbarramento di Valstagna, dove fino a giugno si alternò tra le operazioni in trincea e i periodi di riposo.

Seguì una nuova fase di riposo, trascorsa a Schio e in pianura, a Camposampiero, in territorio padovano, ma da sempre appartenente alla diocesi di Treviso. Muovendo da lì, il Reparto fu inviato verso il Piave e il 29 ottobre si acquartierò a Spresiano. In questa località il giovane soldato astigiano avrà certamente visto le ingenti distruzioni causate dagli intensi bombardamenti, la distruzione praticamente di tutte le case e le macerie della stessa chiesa parrocchiale. Avrà colto nei volti dei pochi civili, ancora presenti in zona, la disperazione, mista a rassegnazione.

E così anche il nonno del Papa ha conosciuto, per quanto fosse possibile nelle tragiche circostanze, le terre della nostra diocesi, tra il Camposampierese e le sponde del Piave, da dove poi, durante la battaglia di Vittorio Veneto, iniziata il 24 ottobre 1918, i fanti poterono oltrepassare il Piave alle Grave di Papadopoli nel pomeriggio del giorno 30, inseguendo i reparti austriaci fino al Meduna e poi fino al Tagliamento e a Codroipo, dove furono raggiunti dalla tanto sospirata notizia dell’armistizio che metteva fine ai combattimenti.

A quel punto anche Giovanni Bergoglio, aggregato poi al 9° Bersaglieri di Asti, poté sognare il ritorno a casa, cosa che avvenne alla fine dell’ultimo anno di guerra, quando anche lui fu posto in licenza illimitata, prima d’essere definitivamente congedato, il 15 agosto 1919.

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