“La posizione della Santa Sede è cercare la pace e la comprensione. La diplomazia della Santa Sede si sta muovendo in questa direzione e, naturalmente, è sempre pronta a mediare”. A confermarlo è il Papa, in una lunga intervista rilasciata ad “America”, la rivista dei gesuiti statunitensi, in cui parla anche della possibilità di un suo viaggio. “Ho anche pensato di viaggiare – spiega rispondendo alle domande dei giornalisti – ma ho preso una decisione: se viaggio, vado a Mosca e a Kiev, da entrambi, non soltanto in un luogo”. Quanto alla sua neutralità nel conflitto, Francesco precisa: “Non ho dato mai l’impressione di negare l’aggressione. Ho ricevuto tre o quatto volte una delegazione del governo ucraino. Lavoriamo insieme”. Perché non ha nominato Putin? “Perché non è necessario, è già noto”, la risposta: “A volte la gente è troppo attaccata ai dettagli. Ognuno conosce la mia posizione, con o senza nominare Putin. Quando parlo di Ucraina, parlo di un popolo martoriato. Se c’è un popolo martoriato, vuol dire che c’è qualcuno che lo martirizza”. “Ho parlato con il presidente Zelensky tre volte per telefono”, aggiunge Francesco: “Quando ho ricevuto liste di prigionieri, sia civili che militari, le ho mandate al governo russo, e la risposta è stata sempre molto positiva”. “Molti cardinali sono andati in Ucraina”, sottolinea il Papa: “E io ricevo notizie di ciò che hanno visto. La presenza della Santa Sede attraverso i cardinali è molto forte, e sono in continuo contatto con persone in posizioni di responsabilità. Ho anche ricordato che in questi giorni è l’anniversario di Holodomor, il genocidio che Stalin ha commesso contro gli ucraini. Credo che sia una menzione appropriata come antecedente storico del presente conflitto”.
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