DIOCESI – Si è svolto ieri, 21 dicembre, alle ore 11:30, presso la Curia Vescovile, il tradizionale incontro del vescovo Carlo Bresciani con i sindaci dei Comuni della Diocesi per il consueto scambio di auguri prima delle festività natalizie.

Ad introdurre l’incontro è stato Fernando Palestini, vicedirettore della Caritas Diocesana, il quale ha affermato: “Papa Francesco ci dice che dalla crisi non si esce mai uguali, o si esce migliorati o peggiorati. All’inizio è sembrato che ne fossimo usciti migliori, con una certa propensione alla vicinanza verso l’altro che ci è accanto, poi, con il tempo, invece, ci siamo resi conto che questo senso di fraternità, che in un primo momento ci aveva legato, è stato messo in discussione dalla rabbia e dalla paura da cui molti sono stati presi e dalle tante difficoltà che tutti abbiamo dovuto affrontare, ma in particolar modo i più deboli, i più soli. Voglio allora leggere un passo del messaggio di papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale per la Pace, un breve stralcio che mi sembra forte e stimolante: ‘Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. Non possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di un bene che sia davvero comune’. Questa è un’esortazione che il papa fa a tutti noi e, a maggior ragione, a chi ha in mano l’amministrazione di un paese, di una provincia, di una regione o dello stato. Concludo dicendo che, in occasione della presentazione del messaggio del papa, è intervenuto il cantante Simone Cristicchi il quale ha cantato la sua canzone sulla cura delle persone. Credo che questo sia il punto cruciale di qualsiasi esperienza di vita: ricominciare a prenderci cura di chi ci sta accanto.”

Il vescovo Carlo Bresciani ha poi preso la parola, dicendo: “Questa è l’occasione per scambiarci non solo gli auguri del Natale che sta giungendo, ma anche alcune riflessioni sulla realtà che stiamo vivendo e che incidono sulla vita di tutti. Insieme abbiamo tutti il compito di saper cogliere quello che capita intorno a noi e di trarne insegnamenti di vita. Le tre grandi piaghe che ci hanno toccato – il terremoto, la pandemia, la guerra – ci portano a dire che siamo dentro una realtà che va al di là del piccolo cerchio, bensì riguarda il mondo nella sua interezza. In questi anni si sono create povertà notevoli che recentemente sono anche peggiorate a causa dell’aumento dei costi delle utenze. Siamo quindi in un contesto in cui è necessario camminare insieme, altrimenti diventa difficile andare avanti. E questo si colloca bene nel contesto del Natale. In fondo il Natale ci dice che Dio si prende cura dell’umanità: Egli, infatti, viene nel mondo per condividere la condizione dell’uomo. La nascita di Gesù ci invita quindi ad avere una nuova prospettiva di sguardo, dall’alto in basso e successivamente, se lo accettiamo, dal basso verso l’alto. Dunque dobbiamo cercare insieme di avere questo sguardo accompagnato da un’attenzione ed una cura che sono quelle cantate da Cristicchi, quella tenerezza a cui ogni rapporto umano deve tendere. A volte questo è difficile, ma abbiamo l’esempio di Gesù che non è venuto in un mondo migliore del nostro: anche all’epoca c’erano cattiveria, violenza, ingiustizia, insensibilità, c’era tutto quello che l’umanità porta con sé. Anche Gesù ha vissuto i sentimenti che spesso ci capita di provare. Noi quindi non possiamo essere capaci di risolvere tutti i problemi del mondo, però possiamo fare come Gesù: portiamo semi di bene. È vero che a volte possiamo piantare solo dei piccoli semi, ma è anche vero che, se lo facciamo tutti, insieme, il campo si riempie. La semina è certamente difficile, ma il raccolto è gioioso. A noi spesso ci è dato più di seminare che raccogliere – o almeno questa è l’impressione – ma in questo siamo nella logica di Dio che continua a seminare dentro a questo mondo anche se non sempre raccoglie. Ma seminare ciò che è utile e ciò che è bene, seminare non violenza ma tenerezza, è in fondo l’unica speranza che abbiamo. Auguro perciò a tutti voi di avere la gioia del seminare e, forse qualche volta, anche la gioia di poter raccogliere. Questo è quello che siamo chiamati a fare, pur nelle difficoltà, pur nella fatica quotidiana, fatta anche di incomprensioni, ma anche con quelle possibilità di crescita che ci sono, seminando una speranza nel mondo, nella consapevolezza che – come dice Peguy – la Speranza è la più piccola, la più debole delle virtù, ma è l’ultima a morire, perché, quando la luce della Fede e della Carità si sono spente, resta la luce fioca della Speranza, ma quella debolissima luce può riaccendere la fiammella della fede e della Carità. In questo senso la Speranza è quella che il Signore ha seminato con la sua nascita ed è quella che cerchiamo di portare a tutti. In questo senso, buon Natale!”

L’incontro è stato anche l’occasione per un confronto con i primi cittadini e gli amministratori delle comunità della Diocesi. Il primo ad intervenire è stato il consigliere regionale Andrea Assenti, il quale ha dichiarato: “Ho accolto volentieri questo invito perché credo che con incontri di questo genere si rafforzi il senso di comunità che riunisce le istituzioni tutte, locali, regionali e nazionali. Tutte le azioni politiche che siamo chiamati a compiere quitidianamente hanno al centro il benessere di tutti noi. A volte ci sono difficoltà che si aggravano anche a causa di eventi imprevedibili, come la catastrofe dell’alluvione a Senigallia. Siamo intervenuti subito a livello economico, ma siamo ben consapevoli che oggi, a seguito anche della pandemia, al centro di tutto, del contesto sociale, politico ed economico, bisogna rimettere la persona.

Ha preso poi la parola Tonino Capriotti, vicesindaco del Comune di San Benedetto del Tronto: “Porto prima di tutto il saluto del sindaco Antonio Spazzafumo. Poi la ringrazio, Eccellenza, per la delicatezza delle sue parole che fanno proprio bene all’anima. Spesso noi amministratori entriamo in contatto con realtà molto dure e problematiche e siamo chiamati a fare da cuscinetto, a volte anche da genitori. Nel breve periodo siamo allenati, ma nel lungo periodo si avverte la fatica. Perciò ho ascoltato con piacere tutto quello che ha detto: le sue parole e quelle del papa sono state carezze per l’anima. Grazie“.

Massimo Vagnoni, sindaco di Martinsicuro, ha affermato: “Come molti miei colleghi, non nascondo la preoccupazione per quello che stiamo vivendo. La pandemia soprattutto ha determinato la nascita o l’aggravamento di molte situazioni difficili. L’aspetto positivo è il comtributo dato dal mondo del volontariato, che da noi è molto forte. C’è una grande collaborazione con la parrocchie e con le Caritas parrocchiali. In particolare sperimentiamo una forte emergenza abitativa. Però, fortunatamente, riusciamo a metterci in rete e a risolvere molte situazioni, grazie alla generosità di tante persone che si mettono a disposizione. Spesso noi come istituzioni ci sentiamo anche inermi, perché a volte vorremmo fare molto, ma non riusciamo. Il coinvolgimento dei tanti volontari diventa quindi fondamentale e provvidenziale”.

È stata poi la volta del sindaco di Comunanza, Alvaro Cesaroni, il quale ha detto: “Eccellenza, lei più volte ha pronunciato la parola insieme e questo a me fa molto piacere perché credo che, se abolissimo questo termine, il mondo andrebbe a rotoli. Sono talmente convinto di questo che come motto per il mio primo mandato, ho scelto l’espressione ‘Insieme’; per il secondo mandato, per rafforzare ancora di più il concetto, abbiamo usato il motto ‘Tutti insieme’, includendo e coinvolgendo anche coloro che nella precedente competizione era stato il mio antagonista. Purtroppo devo constatare che questo ‘insieme’ si indebolisce ogni giorno di più. Le grandi forze economiche tendono ad isolare l’individuo. Oggi i ragazzi non si vedono e non si chiamano, si inviano i messaggi. Non ci si guarda più negli occhi né si ascolta il tono di voce di chi ci sta parlando. Ma questo riguarda anche gli adulti: anche ora che la pandemia si è trasformata in endemia, tutte le riunioni continuano a farsi da remoto, non per una reale necessità, ma per comodità, per non uscire di casa e per risparmiare tempo. Questo ‘insieme’ spesso manca anche a noi amministratori: magari non ci relazioniamo tra di noi o lo facciamo solo tra pochi vicini, con il risultato che a volte raddoppiamo le iniziative in Comuni contigui e disperdiamo le risorse. Al contrario, se ci confrontassimo di più, potremmo trovare soluzioni migliori per tutti“.

A seguire è intervenuto il sindaco di Grottammare, Enrico Piergallini: “Eccellenza, le porto il saluto di tutta l’amministrazione della mia città. Colgo l’occasione per dire che, a fine percorso amministrativo, sono due le riflessioni che mi sento di fare per il futuro, al di là della rabbia sociale che sta montando. Prima di tutto la cultura occidentale, così come si è creata dagli anni 80 in poi, è una cultura sterile: la diminuzione delle nuove nascite e l’invecchiamento della popolazione porterà in Italia, secondo le proiezioni Istat, ad una riduzione del 15% della popolazione nei prossimi 15 anni. Questo dato ha conseguenze sui bilanci spaventosi. Il primo effetto di quell’individualismo di cui parlava è proprio questo: poiché avere figli è faticoso, io nutro il mio desiderio e cedo al mercato che mi vuole adolescente fino a 60 anni. Il secondo spunto di riflessione riguarda il fatto che 3 miliardi e mezzo di persone hanno un’iscrizione su Internet o su una piattaforma social, tanto che ogni azione compiuta dagli enti che incentivano relazioni (Comune, Chiesa, enti) deve tenere conto della rete. Il fronte di battaglia è l’educazione dei ragazzi: noi possiamo fare qualsiasi cosa a scuola, in chiesa, in comune, ma poi, una volta terminato il momento, tornano in un mondo che esaspera l’individualismo. Le relazioni che ci vengono proposte non sono quelle autentiche, bensì quelle legate ai nostri interessi. Il fatto che stiamo seccano il mondo e il fatto che la realtà virtuale in qualche modo si sta mangiando quella reale, sono due situazioni da combattere. Dopo 40 anni di esperienza, dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che lasciare libero il mercato è stato un errore perché ha indebolito lo Stato che, per primo, fa gli interessi relazionali di tutti. Le grandi realtà come Amazon, Facebook, Google sono più forti dei singoli Stati. Quindi o lo Stato riprende forza ed agisce contro gli eccessi dell’interesse privato oppure resteremo in mano a delle persone potenti che ormai governano il mondo e non hanno alcun interesse ad educare bene il seme, ovvero i ragazzi del futuro, perché l’unico obiettivo è fare capitale”.

È stata poi la volta del sindaco di Cupra Marittima, Alessio Piersimoni, il quale ha dichiarato: “Eccellenza, la ringrazio anch’io per questo bel momento di confronto con tutti i colleghi. Anche per noi è importante stare insieme. Personalmente negli altri primi cittadini ho sempre trovato una sponda importante sia per necessità, in quanto l’inesperienza mi ha portato a confrontarmi con gli altri, in particolar modo con il sindaco Piergallini, sia per piacere, perché negli anni ho compreso l’importanza del rispetto reciproco e del confronto con i colleghi. A volte ci chiediamo chi ce lo faccia fare e non sempre troviamo una risposta soddisfacente. Personalmente lo ritengo un contributo importante alla comunità, un servizio prima ancora che un dovere“.

Ultimo ad intervenire Andrea Sanguigni, assessore alle Politiche Sociali del Comune di San Benedetto del Tronto, il quale ha dichiarato: “Alla domanda ‘Chi ce lo fa fare?’, la mia risposta è molto semplice: credo che ognuno di noi abbia un talento, un dono, qualcosa da poter mettere a disposizione della comunità in cui vive; nel mio piccolo io ho il talento di aver capito che il confronto e l’unione fanno la nostra forza; quindi, anche di fronte alle difficoltà, la mia fede mi fa andare avanti”.

Il vescovo Bresciani, stimolato dai vari interventi degli amministratori, ha poi ripreso la parola: “La povertà e il bisogno vengono da una povertà di relazioni. Dobbiamo quindi incentivare nelle istituzioni il rispetto e l’apertura dei diritti individuali. Le relazioni umane sono importanti, il mondo del volontariato fa tantissimo, ma entra come recupero di relazioni; noi dobbiamo cercare di agire prima. Una delle deviazioni della nostra cultura è puntare sull’individuo e non sulle relazioni. Questo rende difficile i rapporti umani e la società è sempre più frammentata. Bisognerebbe pensare di più a come sostenere le relazioni. Natale, in fondo, ci parla di un Dio che cerca la relazione, un Dio che si incarna per l’umanità, un Dio che ricostruisce le relazioni attraverso il dono di sé e il perdono.

L’incontro, che è terminato con il tradizionale brindisi di Natale, si è concluso con queste parole di papa Pio XI, riprese successivamente da Paolo VI: “La politica è la forma più alta di carità”, una frase che è un monito, uno stimolo e un faro sia per chi ha fede sia per chi vive comunque la politica come servizio.

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