(Foto Vatican Media/SIR)

“Davanti al Principe della Pace che viene nel mondo, deponiamo ogni arma di ogni genere. Ciascuno non approfitti della propria posizione e del proprio ruolo per mortificare l’altro”. È l’appello con cui il Papa ha concluso il suo discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi. “La misericordia è accettare che l’altro possa avere anche i suoi limiti”, ha spiegato Francesco, secondo il quale “è giusto ammettere che persone e istituzioni, proprio perché sono umane, sono anche limitate”. “Una Chiesa pura per i puri è solo la riproposizione dell’eresia catara”, ha ribadito il Papa: “Se così non fosse, il Vangelo e la Bibbia in generale non ci avrebbero raccontato limiti e difetti di molti che oggi noi riconosciamo come santi. Infine il perdono è concedere sempre un’altra possibilità, cioè capire che si diventa santi per tentativi. Dio fa così con ciascuno di noi, ci perdona sempre, ci rimette sempre in piedi e ci dona ancora un’altra possibilità. Tra di noi deve essere così”. “Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono”, ha aggiunto a braccio: “Ogni guerra per essere estinta ha bisogno di perdono, altrimenti la giustizia diventa vendetta, e l’amore viene riconosciuto solo come una forma di debolezza. Dio si è fatto bambino, e questo bambino, diventato grande, si è lasciato inchiodare sulla croce. Non c’è nulla di più debole di un uomo crocifisso, eppure in quella debolezza si è manifestata l’onnipotenza di Dio. Nel perdono opera sempre l’onnipotenza di Dio. La gratitudine, la conversione e la pace siano allora i doni di questo Natale”.

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