di Lucia Truzzi
Gioia e speranza sono i sentimenti che si sono respirati alla celebrazione della beatificazione di Odoardo Focherini svoltasi questa mattina a Carpi, presieduta dal cardinale Angelo Amato, accompagnato da monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi; dall’arcivescovo di Trento monsignor Luigi Bressan; da monsignor Domenico Sigalini, assistente nazionale dell’Azione Cattolica e monsignor Antonio Lanfranchi, arcivescovo metropolita della provincia ecclesiastica. Circa 5mila persone, credenti e non credenti, hanno partecipato alla funzione allestita in piazza Martiri. Una ventina i vescovi provenienti anche da fuori regione e un centinaio i sacerdoti in particolare delle diocesi di Carpi e Trento e dell’Azione Cattolica. Erano presenti anche mons. Bassano Staffieri e mons. Elio Tinti, che come vescovi di Carpi hanno rispettivamente iniziato e seguito il processo di beatificazione. Numerosi i delegati delle associazioni ecclesiali e della Società Cattolica di assicurazione, insieme ai diversi rappresentanti delle istituzioni.
Esempio di fortezza umana e cristiana. Il cardinale Angelo Amato nell’omelia ha sottolineato alcune caratteristiche di Odoardo: “La difesa generosa degli ebrei perseguitati operata dal beato Focherini, rischiando la propria vita, s’inserisce in quella rete umanitaria, che circondò i nostri fratelli ebrei in quel periodo tragico. Il suo martirio fu la conclusione tragica di una vita virtuosa, fondata sul trinomio ‘preghiera, sacrificio, azione’, cardini della spiritualità laicale dell’Azione Cattolica. Oggi si ha bisogno di questi esempi di nobile e inerme fortezza umana e cristiana”.
Un momento sperato e atteso. “La celebrazione in cui oggi il nonno Odoardo è stato riconosciuto dalla Chiesa cattolica come esempio di virtù piena, vissuta alla sequela di Cristo, rappresenta per la famiglia sicuramente una gioia e un punto sperato e atteso. Anche di riconoscimento della vita non solo di Odoardo, ma della sua famiglia, in particolare della moglie Maria, che gli è sopravvissuta quarantacinque anni, portando il lutto e crescendo con fedeltà al marito e alla sua vocazione di madre di sette figli, dei quindici nipoti e dei ventuno pronipoti che proseguono la stirpe” ha commentato Francesco Manicardi, nipote di Focherini. “La beatificazione di oggi per me può essere letta anche in questa chiave: nella piazza c’erano persone anche non credenti, c’erano rappresentanti in spirito della comunità ebraica, rappresentanti di figli di ebrei salvati, rappresentanti germaniche delle comunità di Flossenburg, delle comunità di Torino e del Trentino che Odoardo amava tanto. Ecco l’evento di oggi può riverberare davvero l’esempio ammirabile, ma soprattutto perseguibile e imitabile di cristiano, padre, marito, lavoratore, apostolo della vigna del Signore, sia a livello ecclesiale sia a livello di mezzi d’informazione e quindi avanti con Odoardo Focherini perché come diceva lui: ‘io mi impegno e faccio il massimo, lavoro per Dio e quindi Lui è impegnato ad aiutarmi’”.
La vita ordinaria che diventa eccezionale. La celebrazione di oggi dona “una grande gioia”. La beatificazione di Odoardo Focherini è “un dono del Signore perché si tratta di una figura venuta dalla vita ordinaria dell’Azione Cattolica a testimonianza che la vita ordinaria non è la vita banale, ma è la vita che assume il quotidiano nella sua pienezza, gli dà fondamento e radici – la preghiera, la spiritualità, l’eucaristia – e da quello nasce il servizio e l’amore per gli altri” ha affermato Franco Miano, presidente dell’Azione Cattolica nazionale, presente alla celebrazione con una delegazione dell’associazione. Focherini è la dimostrazione vivente che “la vita ordinaria può diventare eccezionale: nel caso di Odoardo in un momento difficile, terribile, ringraziando Dio unico speriamo; nel caso nostro in un tempo diverso con luci e ombre, in un tempo d’indifferenza, è un esempio che ci scuote e ci spinge ad uscire dal nostro torpore, ci mette le ali”
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