Se la morte non è mai una soluzione, l’alternativa non può che essere la speranza. Il Messaggio dei vescovi per la 45ma Giornata per la vita apre ad una visione positiva dell’esistenza umana abbattendo ripiegamenti e pessimismo. “Per ritrovare speranza bisogna avere il coraggio di dire la verità: la vita di ogni uomo è sacra” avevano non a caso scritto i vescovi all’indomani dell’approvazione della legge sull’aborto. A questa frase si ispirano i due volumi, curati da Marina Casini Bandini, Elisabetta Pittino e Giovanna Sedda, che contengono le riflessioni – talvolta vere e proprie meditazioni spirituali – di Carlo Casini sui temi della Giornata per la vita. “Per ritrovare speranza. La Giornata per la vita: il concepito è uno di noi” (Edizioni Movimento per la vita italiano, Roma 2022) il titolo della raccolta, preziosa miniera di idee, spunti, approfondimenti, sollecitazioni, che invitano a riflettere su questioni di grande attualità e spronano all’azione e alla preghiera. Scritti editi e inediti, articoli, editoriali, interviste o appunti che tracciano la strada di uno straordinario impegno. Pagine ispirate da motivazioni spiritualmente profonde, che raccontano la storia di un popolo che mai si è rassegnato alla scelta della morte come soluzione e mostrano la bellezza di un volontariato operoso e appassionato che, interrompendo circuiti di solitudine, sa stare accanto alle donne condividendo le difficoltà di una gravidanza complicata o inattesa.
Che la morte, scelta e cagionata non sia la soluzione ̶ pur nella compassione per chi soccombe sopraffatto dalla solitudine e dalla disperazione ̶ emerge con forza nelle pagine di Casini che ricorda il senso della Giornata: “Il perché della Giornata è legato all’aborto. Lo scopo è cioè salvare vite umane, promuovere solidarietà verso le mamme e le famiglie che le difficoltà potrebbero indurre a sopprimere un figlio, rafforzare le strutture di quanti vogliono servire il diritto alla vita.
Il diritto a nascere è certamente la prima pietra di una nuova società più umana e più giusta.
Dal bambino non ancora nato lo sguardo deve sapersi allargare su tutto l’orizzonte illuminato dalla dignità umana. Ma, appunto per questo, la prima pietra deve essere posta con determinazione e con chiarezza”. Il Messaggio dei vescovi di quest’anno rende evidente il collegamento profondo tra l’aborto, ricordato come primo esempio di soluzione-morte, e tutte le altre “soluzioni” di morte ricordate successivamente. “La cultura della vita, per essere concreta ̶ scrive ancora il fondatore del Mpv – pretende che conti anche colui che non conta. In questo ‘ripartire dagli ultimi’, nella ferialità di un nascosto lavoro quotidiano, bisogna avere la mente e il cuore grandi per capire che la prospettiva è la ‘sfida’ (…): l’aut aut apocalittico dell’uomo (…) che costruisce la pace o che prepara la sua fine”. E gli insuccessi temporanei “ci sproneranno ad approfondire ed estendere le radici, capire quali sono state le nostre pigrizie e a porvi rimedio, a cercare il linguaggio più adatto per essere da tutti compresi, ad intensificare la nostra capacità di ‘esporci e pagare di persona’”. Per ritrovare speranza, dicono queste pagine, è necessario vincere rassegnazione, assuefazione, pavidità riguardo a un popolo di bambini cui viene impedito di nascere, perché con il più piccolo, il più povero, il più inerme ci siamo davvero tutti noi. I due volumi, arricchiti dalla prefazione di mons. Stefano Russo e dalla postfazione di Emanuela Lulli e Paolo Marchionni contengono una grande sfida:
unire intelligenze ed energie per un impegno durevole, nella convinzione che custodire la vita sia ragione di unità e di dialogo.
Decenni di storia e di impegno civile ed ecclesiale. Un patrimonio culturale e spirituale sempre attuale di fronte all’invito che ancora oggi Carlo Casini ci rivolge: “Faremo insieme un esame di coscienza. (…) Non lo faremo per restare con il cuore stretto, ma per alzarci animosamente in piedi”. “Quante parrocchie si dimenticano persino della Giornata per la vita? Quanti giornalisti rompono l’ordine del silenzio? Quanti sono disposti a rischiare un po’ di carriera per impedire la colonizzazione dei cervelli? – l’interrogativo posto dal fondatore del Mpv -. Dove sta a servizio della vita la fantasia degli artisti e dei registi? Quanto gioca nella politica questo problema epocale e planetario? I cattolici sono divisi e quasi insignificanti. Nemmeno la vita dei bambini è riuscita a tenerli stretti.
Come dare voce al dolore oscuro di milioni di donne che con il figlio hanno schiacciato la loro giovinezza?
Come farsi carico del loro fardello? Quante decime siamo disposti a pagare, quanto riposo a perdere, quanta inquietudine ad affrontare per dare un po’ di speranza a coloro che hanno paura del nuovo venuto? Sono pieno di ammirazione e di gratitudine per quanti ho incontrato nell’impegno per la vita. Ma sono pochi, troppo pochi”. Di qui l’esortazione conclusiva:
“Alziamoci, dunque, in piedi. In tanti”.
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