“La sensazione che ho avuto è che siamo ancora in mezzo al dramma perché non è affatto detto che le scosse siano finite”. A dichiararlo è mons. Claudio Gugerotti, prefetto del dicastero per le Chiese Orientali, di ritorno dalla visita in Siria e Turchia, stabilita d’intesa con le Nunziature Apostoliche dei due Paesi dopo il terribile sisma che li ha colpiti.

“La gente è abituata alle difficoltà da sempre, tende a lasciare le case perché è indispensabile, altrimenti rischia la vita, poi ci torna ma deve scappare immediatamente appena arriva un’altra scossa forte”, spiega il prefetto a Vatican News: “È questa specie di stress emotivo che colpisce molto, legato poi alle differenti situazioni dei due Paesi. In Turchia la situazione è più delimitata, dispone degli aiuti internazionali, li centralizza attraverso una istituzione governativa che rende l’intervento da una parte più coordinato e dall’altra anche più difficile da gestire. Diversa la situazione della Siria. È un Paese distrutto. Dodici anni di guerra, e soprattutto i risultati di certi aspetti delle sanzioni, hanno reso la gente miserabile. Io sono stato in Siria 25 anni fa, non la riconosco, è terzo mondo. La gente è sfiorita, non ha più speranza”.

“L’attuale situazione di guerra e di sanzioni rende molto difficile aiutarli”, l’analisi di mons. Gugerotti: “Io sono andato per portare prima di tutto la benedizione, la vicinanza e l’affetto del Santo Padre, ma anche per fare in modo di aiutarli concretamente e di dire alle organizzazioni cosa non devono fare per mandare gli aiuti”. In particolare, il prefetto lancia un appello a “tutti quelli che sono coinvolti o sono stati coinvolti in questa vicenda a verificare degli obiettivi che tengano presente non lo sbocco politico soltanto, ma la situazione del bene concreto delle persone che abitano in quel Paese. Perché se io cambio un vertice e la gente è già morta, egli diventa un governante del nulla. Quando noi distruggiamo una realtà, abbiamo distrutto una realtà, non abbiamo costruito la democrazia”.

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