(Strasburgo) “L’anno scorso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che dichiara il 15 marzo Giornata internazionale per la lotta all’islamofobia. Al Consiglio d’Europa consideriamo questo importante sviluppo come un passo risoluto della comunità internazionale nella lotta contro il razzismo e l’odio contro i musulmani, nonché tutte le forme di discriminazione contro i musulmani”. Lo afferma in un articolo intitolato “Un’Europa della fraternità” Alexandre Guessel, Rappresentante speciale del Segretario generale del Consiglio d’Europa sull’intolleranza antisemita, antimusulmana e altre forme di intolleranza religiosa e crimini ispirati dall’odio. “In effetti qui, al Consiglio d’Europa, abbiamo scelto di discutere di razzismo e odio anti-musulmano invece che di islamofobia poiché quest’ultimo termine è più ampiamente utilizzato in un lessico politico mentre ci concentriamo sui termini legali”.
“Per affrontare qualsiasi problema si dovrebbe iniziare riconoscendone l’esistenza e analizzando prima di tutto noi stessi. L’Europa è orgogliosa di essere un luogo di rispetto dei diritti umani, il luogo in cui gli individui godono delle loro libertà e possono vivere in pace mentre le loro diversità e uguaglianza sono rispettate e garantite. Questi sono valori che consideriamo universali e ci impegniamo a trasmetterli alle generazioni future con basi sempre più solide”.
Guessel aggiunge: “Questi valori riguardano tutti gli europei indipendentemente dalle appartenenze religiose, reali o presunte. Nessuno può essere escluso, ogni discriminazione va individuata, combattuta se effettivamente avvenuta, e preferibilmente prevenuta prima che avvenga”. “Nell’ampia Europa dei nostri 46 Stati membri, le popolazioni musulmane hanno vissuto per secoli. I musulmani sono parte integrante dell’Europa. Sono europei quanto coloro che appartengono ad altre religioni europee tradizionali: il cristianesimo e l’ebraismo. Nessuno può ragionevolmente contestarlo”.
Per il Consiglio d’Europa sono mesi cruciali. Dopo l’aggressione all’Ucraina, la Russia è stata espulsa dall’Organizzazione internazionale che, con i suoi 46 Stati membri, abbraccia tutto il continente. Nella sede di Strasburgo si prosegue a lavorare attorno ai valori storici che accompagnano il Consiglio – prima istituzione sovranazionale europea – dalla sua istituzione, nel 1949: democrazia, stato di diritto, difesa dei diritti umani (tramite la Corte dei diritti dell’uomo). Il 16 e 17 maggio prossimi, i capi di Stato e di governo dei Paesi membri si ritroveranno a Reykjavík, capitale dell’Islanda, per guardare al futuro del Consiglio d’Europa.
La Santa Sede è rappresentata presso l’istituzione di Strasburgo da un Osservatore permanente, attualmente mons. Marco Ganci.
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