Pasqua a Gerusalemme 2023 (Foto Lpj.org)

“La Pasqua è l’annuncio di un amore che salva, che perdona, che ricrea nei nostri cuori aridi e affaticati, nuova vita e che non conosce nessuna morte”. Dalla basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, a ribadirlo ieri – durante la Messa di Pasqua – è stato il Patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa.

Santo Sepolcro, Gerusalemme (Foto Sir)

Davanti a numerosi fedeli e ai Consoli e rappresentanti diplomatici il patriarca ha affermato: “Viviamo in un periodo segnato da violenza e morte, di profonda sfiducia, visibile nei diversi ambiti della vita sociale, politica e religiosa dei nostri Paesi. Le violenze contro i nostri luoghi e simboli cristiani sono solo una delle espressioni della violenza più diffusa che caratterizza questo nostro tempo, che è presente ovunque. Invece di cercare di costruire relazioni, prospettive comuni di crescita e sviluppo, invece di riconoscerci parte di un’unica società, promuoviamo esclusioni e rifiuti”. Poi una sferzata alla politica che, ha sottolineato Pizzaballa, “anziché sforzarsi di cercare vie di unità e il bene comune, sembra volerci fare precipitare in un vortice di sempre maggiore divisione, su tutto: tra israeliani da una parte e palestinesi dall’altra, ma anche tra israeliani fra loro e palestinesi tra loro, ed è sempre più incapace di una visione che crei prospettive e futuro. Anche a livello religioso il sospetto, gli stereotipi e i pregiudizi sembrano avere la voce più potente, in questo momento. Credo, insomma, che si possa dire che non sappiamo davvero amarci e proprio per questo stiamo vivendo un tempo alquanto deprimente sotto molti punti di vista”. “Qui in Terra Santa, ma anche in molte altre parti del mondo, – ha aggiunto il patriarca – la realtà che viviamo sembra parlarci di morte e di fallimento. Tutto porta a farci credere che non ci possa essere un futuro diverso dalle tensioni drammatiche di questo tempo, che parlare di speranza sia come battere l’aria, e forse anche noi non sappiamo in cosa sperare”. Da qui la venuta al Sepolcro di Cristo perché “per avere il coraggio di riprendere i fili di relazioni spezzate, di sanare amicizie ferite, di dare fiducia nonostante i tradimenti, di sperimentare la forza risanatrice del perdono, di creare contesti di bellezza e di serenità, di guarire il nostro cuore da sentimenti di odio e rancore, di generare fiducia, desiderio e passione”. Per Pizzaballa “la mancanza di amore, dato e ricevuto è una delle grandi povertà di oggi” non certo la mancanza di denaro e di successo. “Non si ha nulla in cui credere, in cui sperare e per cui donare la vita, perché non si ha nulla che trabocca dal cuore. Non si ha fiducia nel prossimo, non si sa perdonare, perché non si è mai sperimentato il perdono”. Ma con la Pasqua di Cristo, “il mondo ha acquistato una nuova dimensione: quella di quanti danno la vita per coloro che amano, e che non temono ‘tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada’, e nemmeno la morte, perché ‘in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati’. Davanti a questo Sepolcro vuoto, – ha concluso – noi rinnoviamo – per noi stessi e per tutta la nostra Chiesa – il desiderio di scommettere sull’amore di Gesù, di non temere la morte e i suoi legacci, ma di essere qui in Terra Santa e nel mondo, generatori di vita, di amore, di perdono e di speranza”.

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