“Al momento abbiamo rimodulato l’attività nei nostri centri”. È quanto spiega Muhameda Tulumovic, direttrice del programma di Emergency in Sudan, dopo che scontri armati tra l’esercito governativo sudanese e le milizie paramilitari Rapid Support Forces sono iniziati venerdì mattina, 15 aprile, dalle strade della capitale Khartoum.
“La contesa delle ultime settimane è sfociata in atti di violenza e conflitto in vari centri del Paese”, si legge in una nota della Ong. “Nel Centro Salam di cardiochirurgia a Khartoum molti membri dello staff sudanese non possono tornare a casa per motivi di sicurezza e rimarranno qui. Abbiamo chiuso il Centro pediatrico di Mayo, alle porte della capitale, facendo evacuare lo staff”, prosegue Tulumovic, aggiungendo che “dalle città dove operiamo con gli altri nostri due centri pediatrici le notizie che ci giungono al momento sono, da Port Sudan, di forze dell’ordine, esercito e carri militari in strada, pronti a intervenire in caso del diffondersi degli scontri anche se al momento la situazione è ancora sotto controllo; da Nyala, di aeroporto e negozi chiusi e forze armate appena fuori dalla città”.
Secondo le notizie giunte dal Paese, conclude la nota di Emergency, i paramilitari delle Rsf avrebbero preso controllo dell’aeroporto di Khartoum e del palazzo presidenziale nel centro città, mentre l’esercito regolare avrebbe bombardato strutture in uso alle milizie. Esplosioni e sparatorie proseguono nella capitale e in altri centri del Paese, mentre mezzi aerei starebbero colpendo obbiettivi nella città.
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