Papa Francesco ha ricevuto in udienza, nel Palazzo apostolico vaticano, i partecipanti alla seconda Assemblea plenaria del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. “Vi ringrazio per il lavoro svolto in questi anni e per l’impegno con cui operate in tutte le aree di vostra competenza”, ha esordito il Papa nel suo discorso.
“Esse riguardano la vita quotidiana di tante persone: le famiglie, i giovani, gli anziani, i gruppi associati di fedeli e, più in generale, i laici che vivono nel mondo con le loro gioie e fatiche. Siete un dicastero ‘popolare’, direi, e questo è bello!
Vi raccomando: non perdete mai questo carattere di vicinanza alle donne e agli uomini del nostro tempo”. “In questi giorni vi siete riuniti per riflettere insieme sul tema: ‘I laici e la ministerialità nella Chiesa sinodale’. Quando si parla di ministeri, in genere, si pensa subito ai ministeri ‘istituiti’ – lettore, accolito, catechista –, che sono ben conosciuti e sui quali si è riflettuto molto. Questi ministeri si caratterizzano per un intervento pubblico della Chiesa – uno specifico atto di istituzione – e per una certa visibilità. Essi – ha proseguito Francesco – sono connessi con il ministero ordinato, perché comportano vari modi di partecipazione al compito che gli è proprio, anche se non esigono il sacramento dell’Ordine. I ministeri istituiti, però, non esauriscono la ministerialità della Chiesa, che è più ampia e che fin dalle prime comunità cristiane riguarda tutti i fedeli. Su di essa purtroppo ci si ferma poco, e invece voi opportunamente le avete voluto dedicare la vostra plenaria”.
Il Papa ha spiegato che l’origine della ministerialità nella Chiesa si riscontra nel Battesimo (“in esso ha la sua radice il sacerdozio comune di tutti i fedeli che, a sua volta, si esprime nei ministeri”) e nei doni dello Spirito Santo. Così è “ancora più chiaro perché la ministerialità della Chiesa non si può ridurre ai soli ministeri istituiti, ma abbraccia un campo molto più vasto. Anche oggi, del resto, come nelle comunità delle origini, di fronte a particolari necessità pastorali, senza ricorrere all’istituzione di ministeri, i pastori possono affidare ai laici determinate funzioni di supplenza, cioè dei servizi temporanei, come avviene ad esempio nel caso della proclamazione della Parola o della distribuzione dell’Eucaristia. In più, oltre ai ministeri istituiti, ai servizi di supplenza, e ad altri uffici stabilmente affidati, i laici possono svolgere una molteplicità di compiti, che esprimono la loro partecipazione alla funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, non solo dentro la Chiesa, ma anche negli ambienti in cui sono inseriti”. “Una cosa però dobbiamo ricordare: essi – ministeri, servizi, incarichi, uffici – non devono mai diventare autoreferenziali. Il loro scopo li trascende, ed è quello di portare i ‘valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico’ del nostro tempo (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 102). È questa la missione affidata soprattutto ai laici, il cui agire non può limitarsi ‘a compiti intraecclesiali senza un reale impegno per l’applicazione del Vangelo alla trasformazione della società’ (ibid.)”. “Guardando dunque ai vari tipi di ministerialità che abbiamo elencato, è utile farci un’ultima domanda: che cosa li accomuna? Due cose: la missione e il servizio. Tutti i ministeri infatti sono espressione dell’unica missione della Chiesa e tutti sono forme di servizio agli altri”.
0 commenti