SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Abbiamo incontrato i Rappresentanti di Istituto delle varie Scuole Superiori della nostra Diocesi per chiedere loro un bilancio sull’anno scolastico che volge al termine e per scoprire le loro fragilità ed i loro sogni per il futuro.
Iniziamo oggi con Beatrice Calvaresi, Tommaso Cappellacci, Emma D’Angelo e Viola Pellei dell’Istituto di Istruzione Superiore Augusto Capriotti.
Siete quasi a fine mandato. Qual è il bilancio relativo a questo anno scolastico?
Beatrice: Personalmente ritengo che questo anno sia stato molto ricco a livello umano perché ci ha permesso di aderire a molti progetti ed iniziative che ci hanno fatto confrontare con i nostri coetanei e quindi ci hanno fatto crescere molto. Tra tutti mi piace ricordare il progetto “San Valentino Segreto” che abbiamo organizzato lo scorso 14 Febbraio. Abbiamo creato una scatola da lasciare all’entrata dell’Istituto in cui chiunque poteva inserire un biglietto anonimo o un pensiero che abbiamo poi consegnato ai destinatari il giorno di San Valentino. Siamo rimasti davvero contenti di questa iniziativa, perché, oltre ad aver riscosso un successo e una partecipazione totalmente inaspettata, ha permesso a tutti i ragazzi dell’istituto di sentirsi apprezzati e corteggiati per un giorno. E chissà, magari abbiamo anche fatto sbocciare qualche nuovo amore che altrimenti non avrebbe mai avuto il coraggio di venire allo scoperto!
Emma: Per quanto mi riguarda, il bilancio è sicuramente positivo. In particolare vorrei spendere due parole sul grande lavoro effettuato per sistemare la nostra biblioteca che dispone di uno spazio molto ampio e anche di una grande quantità di libri. È un vero peccato che per molto tempo questi testi siano stati lasciati incustoditi ed inutilizzati. Quest’anno, finalmente, grazie all’impegno dei nostri professori, tutti i libri sono stati catalogati e sono ora a disposizione di noi studenti, che possiamo prenotarli sul sito della scuola ed andare a ritirarli nelle ore di apertura.
Tommaso: Per me questo anno non è stata una vera e propria novità, in quanto sono stato eletto rappresentante anche lo scorso anno, quindi ero preparato alle responsabilità correlate a questo ruolo. Tra le attività che abbiamo proposto vorrei ricordare il torneo di calcetto: riteniamo infatti importante ed utile che, oltre all’impegno intellettivo, gli studenti si misurino anche in un’attività fisica. Per tale ragione, durante le ore dedicate all’assemblea d’Istituto che si svolgerà il 2 maggio, si terrà anche la gara calcistica. Lo scopo non è solo quello di far divertire i ragazzi, ma anche quello di insegnare loro il rispetto delle regole e il rispetto fra loro. Per ora sono gia iscritte una decina di squadre, ciascuna composta da minimo cinque alunni. Ovviamente ci sarà un premio e l’evento sarà accompagnato anche da musica e tifo.
Viola: Il bilancio è senza dubbio positivo. Mi sono divertita a fare questa esperienza da rappresentante, anche se è carica di responsabilità. Tra le opportunità che ci sono state concesse il progetto “Pensa al tuo futuro” è stato, secondo me, quello più utile. Per tutti i ragazzi, che si stanno preparando per i test universitari di ammissione a facoltà ad indirizzo scientifico, sono state proposte delle ore di potenziamento con docenti di chimica, fisica, matematica e biologia. Anche noi studenti del Liceo Linguistico abbiamo potuto usufruire di queste ore e sinceramente è stato bello avere il supporto della Scuola anche per scelte future che non necessariamente sono in linea con i nostri studi.
Qual è la fragilità maggiore che riscontrate tra i vostri coetanei?
Beatrice: Spesso noi ragazzi non ci rendiamo conto del contesto in cui ci troviamo: abbiamo atteggiamenti fuori luogo, un linguaggio ed un comportamento inadeguati; conosciamo tutti i diritti che ci spettano, anzi a volte pensiamo di averne più di quelli che realmente esistono, ma conosciamo molto poco i nostri doveri. Credo che sia una lacuna educativa che si manifesta soprattutto in ambito sociale e che probabilmente deriva dalla mancanza di esperienze di aggregazione e di socializzazione che gli anni della pandemia hanno purtroppo ridotto e compromesso.
Tommaso: Personalmente ritengo che un grande punto debole dei miei coetanei e soprattutto di chi ha qualche anno meno di me sia l’incapacità di fare squadra, di evitare polemiche e di lavorare per un obiettivo comune, di appoggiare progetti, tornei, feste, incontri o qualsiasi tipo di iniziativa. Lo scorso anno abbiamo chiamato alcuni ex studenti per aiutare gli attuali nell’orientamento e, con mia grande sorpresa, si sono presentati in pochi. Noi rappresentanti ci siamo rimasti molto male. In generale è come se molti ragazzi fossero in una bolla da cui non riescono ad uscire: all’esterno mostrano solo spirito polemico, indiferrenza, apatia. Chiaramente non parlo di tutti, ma sono caratteristiche che ho riscontrato in diversi ambiti.
Viola: Io credo che la fragilità più grande che dobbiamo combattere sia l’uso selvaggio dei social che procura molte conseguenze negative nella nostra vita quotidiana. Prima di tutto ci porta a procrastinare i nostri doveri; poi ci induce spesso ad essere demotivati nella vita; infine ci influenza molto negativamente sui comportamenti da tenere e sui valori in cui credere. In particolare i ragazzi dei primi anni sono molto influenzati da Only Fans, una piattaforma di intrattenimento che consente agli utenti di condividere le proprie foto semi-nude o completamente in nudo in cambio di una quota associativa mensile: per le foto vendute la società trattiene il 20% delle commissioni riscosse, mentre paga l’80% al creatore dei contenuti. Molti ragazzi e ragazze, purtroppo, sono attratti da questa possibilità di fare soldi facili e non si rendono conto che in questo modo svalutano il loro corpo e la loro persona.
Emma: Per quanto mi riguarda noto attualmente un grande senso di paura: più si va avanti e più abbiamo timore di non trovare il nostro posto nel mondo. Penso, ad esempio, a noi più grandi che tra pochi mesi ci diplomeremo e siamo dilaniati da mille dubbi. Il dilemma è: ‘Faccio qualcosa che mi piace o qualcosa che può essermi utile?’ Questo riguarda sia chi sta scegliendo la facoltà universitaria a cui iscriversi sia chi si appresta ad entrare nel mondo del lavoro. Siamo molto disorientati e onestamente, pensando a come va il mondo tra Covid, emergenza ambientale, sociale, guerre, conflitti politici ed economici, ci rendiamo conto di far parte di un mondo che non sappiamo bene da che parte sta andando. A questa paura di non essere adeguati e di non riuscire a trovare il proprio posto nel mondo, ognuno reagisce in modo diverso: molti trovano rifugio in piattaforme social, molti altri soffrono di un’ansia angosciante e continua.
Quali sogni avete per il futuro?
Beatrice: Professionalmente vorrei fare la docente di inglese e tedesco, quindi mi iscriverò ad una Facoltà di Lingue. Sono veramente entusiasta e soddisfatta di aver scelto questo percorso di studi che si è rivelato quello giusto per le mie attitudine e le mie passioni. A livello personale, il futuro lo vedo incerto: di sicuro vorrei una famiglia, ma non so nulla di certo in merito ai figli, perché più cresco e più sento una forte responsabilità. Diciamo che più che una famiglia felice, vorrei avere una famiglia serena.
Tommaso: Il sogno sul quale sto lavorando, affinché diventi una realtà, riguarda la mia professione. Vorrei tanto entrare in Aeronautica o in Marina, quindi mi sto preparando già da diversi mesi per i test di cultura generale e psicoattitudinale. Per quanto riguarda la vita privata, invece, c’è ancora da lavorare molto! Comunque tra una decina di anni vorrei aver creato una famiglia per avere dei figli e vederli crescere.
Emma: Io vorrei diventare avvocato o giudice penale, quindi mi iscriverò alla Facoltà di Giurisprudenza. Ma il sogno più grande riguarda la mia vita personale: mi piacerebbe tanto, infatti, oltre a fare dei figli miei, anche adottarne uno. Nel mondo ci sono molti bambini che vivono in condizioni terribili e che meritano di vivere in una famiglia felice. Ho molti esempi di bambini che sono stati adottati e che vivono la vita che meritano.
Viola: In ambito professionale ho dei grandi progetti per me stessa: vorrei diventare un medico, perché ho profonda stima di chi fa questo lavoro. Tuttavia ho un po’ di paura: mi sento così piccola di fronte ad un sogno così grande! Per quanto riguarda la vita privata, ho ancora più paura: infatti, mentre in ambito professionale, puoi lavorare per raggiungere l’obiettivo che ti sei prefissato, al contrario, in ambito sentimentale non puoi fare nulla, devi solo sperare di essere fortunato. Credo sia veramente difficile oggi trovare la persona giusta e decidere di affidargli la tua vita.
Cosa riconoscete come valore?
Tommaso: Senza dubbio l’umiltà. Non bisogna mai credere di essere superiori agli altri. Mai desiderare di essere a capo di un gruppo, bensì di farne parte. Scherezando con i miei amici, uso spesso l’espressione fly down, ovvero volare basso. È una filosofia che seguo da un bel po’ e che mi dà molti riscontri postivi: gli altri, infatti, apprezzano molto l’umiltà e quindi sono ben predisposti nei confronti di chi è umile e spesso sono anche riconoscenti.
Viola: Per me la perseveranza, il lavorare a testa bassa, senza farsi condizionare dagli altri. Questo mi sento di dire a ogni studente che leggerà questa intervista: pensa per la tua vita, lotta per i tuoi sogni e non farti abbattere dai pensieri di chi ti demotiva. L’unica cosa che nella vita possiamo imparare bene è conoscere noi stessi: solo noi sappiamo veramente cosa vogliamo, quale desiderio ci rende felici; quindi non facciamoci influenzare da nulla che venga dall’esterno e che ci butta giù.
Emma: Per quanto mi riguarda, riconosco un grande valore alla gentilezza. Perciò a ogni lettore dico: sii gentile, perché non sai mai cosa ha passato nella vita la persona che ti sta davanti.
Beatrice: Il rispetto, sia verso gli altri sia verso se stessi. È importante, infatti, sapere cosa ti è dovuto e cosa no, qual è il tuo limite e fin dove puoi spingerti. Soprattutto verso se stessi, quando qualcosa supera un certo limite, bisogna agire e farsi rispettare. A volte alcuni giovani si fanno del male o si lasciano fare del male e, anche se nei momenti di lucidità hanno consapevolezza del fatto che stanno sbagliando, non hanno la forza di porre fine a certi comportamenti. Stare male a volte è più facile che stare bene. Ma è necessario prendere un po’ di coraggio e decidere di volersi bene. Solo così si può uscire da situazioni che procurano sofferenza e tornare finalmente a stare bene.
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