M. Chiara Biagioni
Salvati miracolosamente dai campi di detenzione libica o dalle mani dei trafficanti. È “miracolo” la parola più utilizzata dagli operatori umanitari che hanno lavorato per rendere possibile l’arrivo questa mattina a Fiumicino di 67 rifugiati arrivati dal Corno d’Africa grazie ad un volo di linea dell’Ethiopian Airlines proveniente da Addis Abeba. Si tratta del primo viaggio realizzato grazie alla firma del terzo Protocollo d’intesa tra governo italiano, Conferenza Episcopale Italiana (che agisce attraverso Caritas Italiana) e Comunità di Sant’Egidio per l’apertura dei Corridoi umanitari dall’Etiopia. Si tratta in maggioranza di ricongiungimenti familiari. Le 67 persone, di nazionalità eritrea e sud sudanese, giunte oggi a Roma, erano da tempo rifugiate in Etiopia e sono state, in gran parte, segnalate da parenti o amici che si trovano in Italia. Ci sono dietro storie che hanno dell’incredibile. A raccontarle è Giancarlo Penza, Responsabile della Sezione Corno d’Africa dell’Ufficio Relazioni Internazionali della Comunità di Sant’Egidio. C’è la storia di una mamma con i due figli piccoli che hanno potuto finalmente abbracciare il papà salvato sempre grazie ai corridoi umanitari dai campi in Libia. C’è anche la storia di una ragazza di 26 anni che era in Sudan pronta ad essere spedita dai trafficanti in Libia. La sorella è riuscita a contattarla e a fermarla. Le è stato detto di tornare indietro in Etiopia perché “lì c’era la Comunità di Sant’Egidio”. “Abbiamo fatto in tempo ad inserirla nella lista un giorno prima di chiuderla”.“E’ chiaro che il corridoio umanitario dall’Etiopia previene la detenzione nei campi della Libia e la caduta delle persone nelle mani dei trafficanti”, spiega Daniela Pompei della Sant’Egidio. “Questo ci dice – aggiunge categorica – che bisogna arrivare prima”.
C’è aria di festa nella sala dell’aeroporto di Fiumicino dove i rifugiati arrivano e vengono accolti dalle autorità. “Benvenuti e benvenute! Welcome to you all!”, li saluta Silvia Sinibaldi, vicedirettrice di Caritas Italiana. “I corridoi umanitari – aggiunge – sono un importante lavoro di squadra. Una preziosa opportunità che sappiamo essere goccia nel mare per rispondere al bisogno di una vita dignitosa da parte di milioni di donne, uomini e bambini, in tante, troppe parti del mondo. Abbiamo però imparato che tante gocce, insieme, fanno un’onda, poi un’altra e un’altra ancora”. La maggior parte dei profughi arrivati questa mattina troveranno ospitalità a casa dei parenti. Secondo Caritas, è la garanzia di una più facile e rapida integrazione nel nostro paese. I nuclei familiari saranno accolti in diverse regioni italiane (Lazio, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto) e avviati ad un percorso di integrazione: per i minori attraverso l’immediata iscrizione a scuola, per gli adulti con l’apprendimento della lingua italiana e, una volta ottenuto lo status di rifugiato, l’inserimento nel mondo del lavoro. Caritas si unisce al coro di chi ritiene che l’esperienza maturata dei corridoi umanitari debba essere “diffusa, conosciuta e sperimentata sempre più anche da altri Paesi europei” e “riconosciuta come una delle poche vie legali e sicure di accesso”.“E’ solo così – incalza Sinibaldi – che l’Europa si può fare interprete del tempo attuale e superare un approccio alle migrazioni ancora troppo spesso legato a logiche di emergenza, che devono essere superate”.
“Qui c’è l’Italia che vi accoglie. Finalmente siete arrivati a casa”. C’è anche Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ad accogliere i 67 rifugiati dei quali 20 sono minori. Impagliazzo ringrazia quanti hanno lavorato per realizzare questo corridoio umanitario. Un vero e proprio lavoro di squadra che ha visto impegnati sul campo l’ambasciata italiana ad Addis Abeba, le forze di polizia, gli operatori umanitari di Caritas e Sant’Egidio. “Sono angeli”, dice. “E questi angeli sono l’opposto dei trafficanti di esseri umani”. Secondo i dati della Sant’Egidio, aggiornati al 26 aprile 2023, i corridoi umanitari realizzati fino ad oggi – a seconda dei diversi protocolli firmati con gli Stati europei -, hanno permesso dal febbraio 2016 a 6.217 persone di raggiungere l’Europa in sicurezza. I paesi di origine dei rifugiati più rappresentati sono la Siria (59%), l’Eritrea (13%), Afghanistan (13%). Gli altri (15%) provengono da Somalia, Sudan, Sud Sudan, Iraq e Yemen, Congo Camerun. L’Italia ha accolto 5.408 persone. Gli altri Paesi coinvolti nei corridoi umanitari sono Francia, Belgio e Andorra che hanno accolto un totale di 785 persone. Tre sono fino ad oggi i protocolli d’intesa firmati nel 2017, 2018 e 2022 tra governo italiano, Conferenza Episcopale Italiana (che agisce attraverso Caritas Italiana) e Comunità di Sant’Egidio.
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