“La violenza delle bande si sta espandendo a un ritmo allarmante in aree precedentemente considerate relativamente sicure a Port-au-Prince e fuori dalla capitale”. Lo ha dichiarato ieri la nuova inviata delle Nazioni Unite per Haiti, l’ecuadoriana Maria Isabel Salvador. Una situazione, quella in cui versa Haiti, paragonabile a quella dei Paesi in guerra, ha provocato 1.647 incidenti violenti nel primo trimestre dell’anno e più di 400 morti negli ultimi sei mesi, soprattutto nei dipartimenti dell’Ovest e dell’Artibonite, secondo l’ultimo rapporto pubblicato dalla Rete nazionale per la difesa dei diritti umani. Le stesse forze di sicurezza sono “sotto organico e mal equipaggiate”. Secondo i dati ufficiali, la forza operativa è stata ridotta da 14.772 a 13.200 persone, di cui solo 3.500 svolgono funzioni di polizia, il che spiega l’inefficienza della risposta alla violenza. Tra il 14 e il 19 aprile, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha riportato 70 morti e 40 feriti a Cité Soleil, il più grande quartiere a basso reddito della capitale. Lunedì scorso, una dozzina di presunti membri di una banda è stata da un altro gruppo a Canapé-Vert, una zona alta di Port-au-Prince, un altro sobborgo della capitale.

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