“Una tragedia immensa che ha colpito il centro della capitale serba Belgrado, una violenza inaudita da un ragazzo di 14 anni nei confronti dei suoi compagni di scuola, uccisi dopo un piano premeditato, con freddezza”. È il commento a caldo, rilasciato al Sir dall’analista dei Balcani Nikolay Krastev, dopo la sparatoria nella scuola “Vladislav Ribnikar”, avvenuta questa mattina. “Il resoconto drammatico è di 9 morti (8 studenti e il guardiano), mentre i feriti sono 7 (6 studenti e 1 professoressa di storia). Dall’ospedale si parla di una ragazza in serio pericolo per la vita”. Krastev afferma che “usando la pistola del padre, il 14enne ha prima sparato alla guardia e a tre ragazze nell’atrio della scuola e dopo è entrato nell’aula di storia dove ha sparato alla professoressa e ad altri 7 compagni”. “Era molto ben armato, nello zaino aveva tre cocktail Molotov”, aggiunge, precisando che si tratta di “un ragazzo con ottimi voti, vincitore di gare e molto diligente”. Una volta uscito dalla scuola, il colpevole si è arreso alle forze della polizia. Secondo l’analista dei Balcani “la violenza non può essere giustificata in nessun modo anche se negli ultimi decenni nella società serba si potrebbe parlare di un accumularsi di tensione se ricordiamo le guerre, la scomposizione della Jugoslavia, lo stanziamento di soldi per le armi”.
Comunque, è stata una mattinata orribile per studenti e genitori della capitale serba; in molte classi i ragazzi sono rimasti chiusi per la paura, mentre le ore scolastiche nel pomeriggio sono state annullate. “Nella conferenza stampa delle autorità – racconta Krastev – una delle ministre è scoppiata in lacrime, la gente non riesce a crederci e molti genitori esprimono la loro preoccupazione nei social e domani non manderanno i figli a scuola”. Krastev racconta l’ipotesi, non confermata, che il ragazzo sia stato precedentemente vittima di violenza “e siccome nessuno gli ha prestato attenzione avrebbe ordito questo piano di vendetta”. Precisa però che “per ora l’informazione non è del tutto chiara”.
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