Mentre il conflitto in Sudan entra nel suo secondo mese, le Nazioni Unite e i suoi partner hanno fatto appello oggi per un finanziamento di 3 miliardi di dollari, allo scopo di aiutare milioni di persone nel Paese e altre centinaia di migliaia in fuga verso i Paesi vicini. Il Piano di risposta umanitaria per il Sudan è stato revisionato vista l’emergenza crescente scatenata dalla crisi attuale. Sono ora necessari 2, 56 miliardi di dollari, con un aumento di 800 milioni di dollari rispetto a pochi mesi fa, per garantire gli aiuti a 18 milioni di persone fino alla fine dell’anno; si tratta dell’appello più consistente mai lanciato per il Sudan. Il Piano regionale di risposta per i rifugiati in Sudan chiede 470,4 milioni di dollari per sostenere i rifugiati, le persone che fanno ritorno nei Paesi d’origine le comunità ospitanti di Repubblica Centrafricana, nel Ciad, Egitto, Etiopia e Sud Sudan. I fondi sono destinati all’assistenza di oltre 1 milione di persone, compresi rifugiati, persone che fanno rientro nei Paesi d’origine e cittadini di Paesi terzi.
“Questo conflitto è un duro colpo per la gente del Sudan, che già soffre sotto il peso di una situazione umanitaria disperata. Il desiderio, la volontà e l’impazienza delle agenzie umanitarie di compiere il loro lavoro sono più forti che mai”, ha detto Martin Griffiths, Emergency Relief Coordinator. “La firma della Dichiarazione di impegno è stato un importante primo passo verso la protezione dei civili e la consegna degli aiuti in sicurezza. Ma ora abbiamo bisogno della generosità della comunità internazionale per aumentare la portata della nostra risposta e raggiungere tutte le persone che ne hanno bisogno”.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha affermato: “Dopo più di un mese di crisi, un numero incalcolabile di persone rimane in Sudan in preda al terrore e chi è riuscito a fuggire oltre i confini del Paese ha bisogno di aiuto e si trova spesso in luoghi estremamente difficili da raggiungere e in cui le risorse scarseggiano. Gli operatori umanitari fanno tutto il possibile, ma dobbiamo ancora una volta fare appello ai Paesi e a quei soggetti che hanno i mezzi, perché si facciano avanti e mettano a disposizione le risorse necessarie per aiutare chi ha perso tutto”.
Il Piano Umanitario di Risposta rivisto si concentrerà sulla rapida distribuzione di cibo e acqua, sulle misure sanitarie e altri aiuti salvavita. Permetterà l’aumento dei servizi di protezione, compresa quella dei bambini e la prevenzione della violenza di genere.
Il Piano, che mette insieme 92 partner, prevede l’espansione delle operazioni in zone dove il conflitto è più intenso, come la capitale Khartoum, insieme ad altre zone verso le quali molte persone sono fuggite per scampare alla violenza, tra cui il Darfur occidentale, meridionale e settentrionale.
L’ampliamento degli aiuti richiederà che le agenzie umanitarie possano raggiungere in condizioni di sicurezza le persone che ne hanno più bisogno.

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