(Foto Disney/Pixar)

Sergio Perugini

Quando il fantastico ci aiuta a leggere la realtà, tra zone d’ombra e sguardi di fiducia. È il guadagno di due proposte al cinema. Anzitutto la nuova animazione Disney-Pixar “Elemental” firmata dal regista Peter Sohn. Una metafora del nostro vivere sociale attraverso l’interazione tra i quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco. Una favola sui temi dell’inclusione e dell’integrazione che sembra muoversi sul tracciato shakespeariano del “Romeo e Giulietta” virato però sulle tonalità della speranza. Ancora, l’action-fantasy “The Flash” diretto da Andy Muschietti con protagonista Ezra Miller: uno spin-off dedicato all’eroe della DC Comics, Barry Allen/Flash, parte del team Justice League. Al di là del protagonismo degli effetti speciali, al centro del racconto c’è il tema della morte e della sua non facile accettazione. In evidenza il gustoso ritorno di Michael Keaton nell’iconico ruolo di Batman. Il Punto Cnvf-Sir.

 “Elemental” (Cinema, 21.06)

E se il fuoco decidesse di amare l’acqua? Questo si è chiesto il regista Peter Sohn quando ha iniziato a lavorare al progetto “Elemental”, il 27° film della Pixar, comparto che ha rinnovato i canoni dell’animazione Disney negli ultimi tre decenni: tra i successi “Alla ricerca di Nemo” (2003), “Gli Incredibili” (2004), “WALL•E” (2008) e “Luca” (2021), tutti progetti cui Sohn ha preso parte. “Elemental” è il secondo film che dirige (l’esordio è stato “Il viaggio di Arlo” nel 2015) e la linea del racconto affonda le radici nella sua storia personale, aprendosi poi a una riflessione sul bisogno di fare comunità, di saper accogliere il distante o il diverso.

“Ho cominciato a ispirarmi – ha dichiarato Peter Sohn – alla relazione con mia moglie: io sono coreano e lei è americana, per metà italiana. All’inizio ho nascosto la nostra relazione ai miei genitori, che erano persone all’antica e volevano che sposassi una coreana’”. Il regista poi aggiunge: “la storia parla dell’idea di comprendere i nostri genitori come persone. I miei genitori sono emigrati dalla Corea all’inizio degli anni Settanta, quindi io sono nato qui e sono cresciuto con le tradizioni, la lingua e la cultura coreane in una città estremamente americana come New York. Questo ha creato alcuni conflitti culturali tra la prima e la seconda generazione della nostra famiglia. Davo per scontate le sfide e le difficoltà che i miei genitori avevano dovuto affrontare”.

La storia. A Element City convivono quattro comunità: aria, acqua, terra e fuoco. Nel distretto di Firetown troviamo i Lumen, la coppia formata da Bernie (Hal Yamanouchi) e Cinder (Serra Yilmaz), due migranti venuti in città in cerca di fortuna, e la loro unica figlia Ember (Valentina Romani), ragazza fuoco ventenne dallo spiccato talento artistico che però non coltiva perché chiamata a occuparsi del negozio di famiglia. Ember sente il peso delle aspettative dei genitori, dei loro numerosi sacrifici. La giovane un giorno si imbatte nel ventenne acquatico Wade Ripple (Stefano De Martino), che le fa sognare una vita altra…
Con “Elemental” la Disney-Pixar mette a segno un altro gioiello, un’animazione che si lascia immediatamente apprezzare dal punto di vista visivo, per l’estetica colorata e ultra-pop. La suggestione di una società composita, allegorizzata attraverso l’incontro degli elementi naturali con fattezze antropomorfe che imparano la grammatica della convivenza e dell’accoglienza.
Punto di forza è il doppio livello della storia. In primis la storia d’amore impossibile tra la ragazza fuoco, Ember, e il giovane acquatico, Wade. Due opposti che per natura non possono stare insieme, in alcun modo accostarsi o mescolarsi. Un incontro-scontro che ricorda molti classici della letteratura, dalla tragedia di William Shakespeare “Romeo e Giulietta” a romanzi come “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen o “Jane Eyre” di Charlotte Brontë. La storia tra fuoco e acqua non è solo striata di sentimento, c’è anche una dimensione formativa legata all’amicizia: Wade aiuta Ember a guardare la società in maniera diversa, a non leggerla in chiave divisiva, ma a cogliere la bellezza dell’integrazione, dello stare insieme in una comunità plurale. Questo si lega all’altro tema portante della storia, ossia la riflessione su una società che sappia trovare posto per tutti, senza distinguo tra cittadini. Di più, “Elemental” mette in racconto le fatiche e i desideri di riscatto dei migranti, di coloro che partono dai propri Paesi per cause climatiche, povertà o guerre; cercatori di futuro che purtroppo affollano le cronache per le continue tragedie del mare, di cui non ci si può dimenticare.
“Elemental” è tutto questo, declinato ovviamente in chiave giocosa, ironica e coinvolgente, dove la fiaba si fa chiave d’accesso, di interpretazione, del reale. Nell’insieme, “Elemental” non è forse uno dei titoli più incisivi o memorabili usciti dalla factory creativa Disney-Pixar, ma il film si lascia amare per la delicatezza e la leggerezza con cui educa lo sguardo al Noi. Da lodare, oltre alla confezione grafica – che ha richiesto alla Pixar uno studio apposito in sinergia con il Disney Research Studios di Zurigo –, il doppiaggio italiano, le voci efficaci di Valentina Romani, Stefano De Martino e Serra Yilmaz, cui si aggiunge quella del cantante Mr. Rain, che interpreta il brano portante “Per sempre ci sarò”. Consigliabile, poetico, per dibatti.

 “The Flash” (Cinema, 15.06)

Dopo le incursioni nei film dedicati al mondo dei supereroi DC “Batman v Superman: Dawn of Justice” (2016), “Suicide Squad” (2016) e il collettivo all star “Justice League” (2017) – compresa la versione “Zack Snyder’s Justice League” (2021) – finalmente il personaggio di Barry Allen, ossia il supereroe Flash, trova un suo spin-off dedicato: è “The Flash” di Andy Muschietti – che si è fatto conoscere per il remake di “It” (2017-19) – che vede protagonista Ezra Miller, apprezzato nel ruolo di Credence nella saga “Animali fantastici” (dal 2016).

La storia. Stati Uniti, Barry (E. Miller) è un ventenne che si divide tra un’occupazione altalenante, dove appare goffo e non riesce a dare il meglio di sé, e prodezze che compie indossando la maschera di Flash. In particolare, sono i giorni in cui il giovane deve partecipare al processo che vede come imputato suo padre Henry (Ron Livingston), accusato della morte della moglie Nora (Maribel Verdú), avvenuta quando Barry era ancora piccolo. Deciso a scoprire la verità sull’accaduto e a provare a correggere il corso degli eventi, Barry userà il potere di Flash per riavvolgere il tempo. Questo però attiverà conseguenze inaspettate…


“The Flash” è un film action di matrice fantastica che si muove sul consolidato binario dei celebri fumenti della DC. La linea del racconto e lo stile visivo sono pertanto ben noti. Mettendo da parte la spettacolarizzazione e l’uso abbondante (anche eccessivo) di effetti speciali-computer grafica, il film trova valore e senso per la riflessione sulla morte, sul lutto, su come questo viene elaborato e accettato dal protagonista. Ancora, si inserisce il tema della scienza e della manipolazione del tempo, dunque della vita, aprendo così una riflessione di respiro etico. A ben vedere, però, quello che rende il film godibile è la diffusa presenza di citazioni e camei dall’universo DC: in testa il ritorno di Michael Keaton nel ruolo di Batman (visto nei due film diretti da Tim Burton tra il 1989 e il 1992), che interpreta un Bruce Wayne/Batman imbolsito, anziano e un poco arrendevole. Un’operazione che si muove tra l’esilarante e l’effetto nostalgia. Ci sono poi ulteriori camei che però non ci sentiamo di svelare per non guastare la sorpresa.
Nel complesso, il film “The Flash” è una girandola caotica e spumeggiante di azione e spettacolarizzazione, a volte fuori controllo, che però trova fascino nella traiettoria introspettiva del personaggio e nella compresenza di camei-star hollywoodiane di grande richiamo. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

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