Di Pietro Pompei

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dall’Ansa leggo questa notizia: “L’ondata di caldo in arrivo nel nostro Paese associata alle forti piogge dei giorni scorsi rappresenta un fattore di rischio per la salute umana, reso ancor più elevato dal determinarsi di condizioni che favoriscono l’invasione sul territorio di insetti quali zecche e zanzare”

Questa notizia viene data dal Sima (Società Italiana di Medicina Ambiente) che si preoccupa  della salute di noi esseri umani.

A conferma di tutto questo mi accorgo che due  zanzare stavano svolazzando tra gli scaffali dei miei libri, con mia grande meraviglia, perché da anni non ne vedevo più una, secondo la teoria che le zanzare si fermano al terzo piano delle abitazioni ed io abito al quinto.

“ Allora è vero!” ho esclamato indispettito,” bisogna allertare le Istituzioni che hanno il compito della  disinfestazione”.

A tale scopo ho cercato un mio vecchio articolo scritto in un anno particolarmente infestato da tale fastidiosissimo insetto. Spero proprio di ottenere qualche risultato. Mi è sembrato di particolare attualità.

Passare la notte a caccia di zanzare, è diventato uno sport a cui, purtroppo, molti di noi, in questa insopportabile ed afosa estate, siamo costretti. La disinfestazione primaverile, fatta fare dall’Amministrazione, a causa delle continue piogge, sembra  che non abbia sortito alcun effetto, se è vero che moltissimi  vanno ancora in giro a mostrare un prurito e ampie bolle alle gambe e alle braccia.

Un giorno mi dissero: “ Studia il nemico prima di combatterlo”. Così una notte, non riuscendo a togliere via l’invisibile molestia che oltre a colpirmi mi aveva tolto il sonno con l’inafferrabile ronzio, mi sono attardato a ricercare notizie e  a studiare come quest’insetto abbia fatto storia con l’umanità.

In una simpatica ricerca di alcuni decenni fa di Vincenzo Forte, edita dalla Reda, la zanzara viene definita un “kamikaze alla rovescia”, certamente non paragonabile al “vento di Dio”, che nel 1281 distrusse la flotta mongola pronta ad invadere il Giappone e al quale furono poi paragonati gli eroici figli del Sol Levante che immolarono la vita per la Patria. Oggi, purtroppo, i kamikaze sono notizia giornaliera, e ci lasciano stupefatti e sbalorditi nella loro assurda protesta.

Ma torniamo alla cattiveria della nostra zanzara che nella storia dell’umanità ha trasmesso la malaria a centinaia e centinaia di milioni di uomini e nonostante i moderni mezzi di disinfestazione, ancora miete vittime nelle plaghe più povere del mondo. La malaria ha mietuto vittime per secoli e secoli, spegnendo antiche civiltà e troncando la vita a gente umile e ad uomini illustri.

Quando era nella Lunigiana fu una zanzara portatrice della febbre terzana che portò alla tomba Dante Alighieri. Federico Barbarossa si beccò la scomunica, perché a seguito della malaria che gli decimò l’esercito, non fu in grado di fare la crociata promessa.

Furono ingaggiate vere e proprie battaglie contro questo insetto all’apparenza insignificante. Nella costruzione del canale di Panama si dovette ricorrere all’incendio di tonnellate di petrolio sulle acque per distruggere le mortifere larve che si erano accanite contro gli operai.

Le zanzare furono la terza piaga biblica d’Egitto:” Il Signore disse a Mosè: stendi la tua verga e percuoti la polvere della terra e ne escano zanzare in tutta la terra d’Egitto. Aronne batté con la verga la polvere della terra e le zanzare assalirono uomini e giumenti: tutta la polvere della terra diventò zanzare”.

Le zanzare sono raggruppate nella famiglia dei culicidi dell’ordine dei ditteri e sono diffuse, in numerosissime specie, in tutto il mondo. Normalmente sono le femmine quelle che succhiano il sangue, quando devono maturare le uova. La nostra zanzara è della specie Culex pipiens nell’ambito della quale sono individuati diversi biotipi, sottospecie e razze.

Esopo la fa protagonista di tante favole, Virgilio le dedica un poemetto dal titolo “Culex”.

In Sicilia è diffuso un indovinello:” Havi l’ali e nun è aceddu/ non havi ossa ‘u puvireddu,/sona trumma e ‘un è trummitteri, leva sangue e ‘un è varveri” ( Ha le ali e non è uccello, non ha ossa il poveretto, suona la tromba e non è trombettiere, leva il sangue e non è barbiere. Da precisare che un tempo i barbieri facevano i salassi utilizzando le sanguisughe).

Il poeta tedesco W.Busch scriveva:”La fortuna sorride, pure non ci rende mai felici a pieno; ci dà una giornata d’estate e ci dà anche le zanzare”. Come è vero!.

“La zanzara” fu anche sessantottina, presa come titolo di un giornale in un liceo milanese, per pungere di più.

Trilussa racconta di una zanzara che gli pizzicò il naso mentre leggeva un libro di storia. Chiudendo rapidamente il libro, la zanzara rimase schiacciata a pagina 90 “ fra le campagne de l’Indipendenza”: “M’è dispiaciuto tanto che sur bordo/ der fojo indove s’era appiccicata/ ciò scritto ‘st’epitaffio pe’ ricordo:/ Qui giace una Zanzara/ che morì senza gloria,/ ma suonò la fanfara/ per restar nella Storia./ In Italia, a un dipresso,/ se po’ diventà celebri lo stesso”.
Sembra scritta oggi, è di un’attualità strabiliante. Come la zanzara la politica resta per una storia fastidiosa e insignificante; è per questo che molti, specie i giovani, la disdegnano e il partito di quelli che non vanno a votare diventa sempre più numeroso.Ne abbiamo avuto un esempio anche nelle ultime votazioni.       Pietro Pompei

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *