Alberto Campoleoni
Naturalmente ogni caso è a sé e una valutazione che non sia semplicistica deve tenere conto del contesto specifico e dei protagonisti.
La premessa è indispensabile per commentare due fatti di cronaca che si sono imposti in questi giorni di fine anno scolastico e hanno riguardato casi di bocciature e promozioni di studenti che indubbiamente – questo si può dire, alla luce dei fatti – hanno commesso atti incompatibili con l’ambiente scolastico, addirittura perseguibili dal codice penale.
Il primo caso riguarda l’alunno del liceo scientifico Alessandrini di Abbiategrasso che alla fine di maggio ferì a coltellate la sua insegnante di italiano. Il Consiglio di istituto, in seduta straordinaria, ha votato all’unanimità sia per l’esclusione dallo scrutinio dello studente, fatto che comporta la non iscrizione al prossimo anno scolastico, sia per l’espulsione dalla scuola.
Il secondo caso ci porta invece a Rovigo, dove due alunni, protagonisti di un gesto grave come l’aver sparato, in aula, dei pallini di gomma con una pistola ad aria compressa contro la loro docente di Scienze – riprendendo col telefonino il tutto e diffondendolo poi sui social – sono stati promossi. L’insegnante era stata ferita a un occhio e alla testa. Colpisce che gli alunni abbiano anche “meritato” un 9 in condotta. Proprio a questo proposito va registrato l’intervento su Twitter del ministro della Difesa Guido Crosetto: “I ragazzi che hanno sparato con proiettili finti alla professoressa sono stati promossi. Con 9 in condotta. Se la scuola ha lo scopo di educare, penso si sia persa un’occasione. Chiedo scusa, da semplice cittadino, a titolo personale, all’insegnante”.
E in effetti l’insegnante è davvero parte lesa. Non solo per le ferite provocate dai pallini ma anche, come ha dichiarato lei stessa, per la “sberla morale” ricevuta dalla promozione degli alunni. La vicenda avrà degli strascichi: gli avvocati dell’insegnante vogliono scrivere al ministro Valditara ed esiste una denuncia al Tribunale dei minori. Certo la docente si è sentita “abbandonata” e si aspettava ben altro dalla scuola: “Mi aspettavo – ha dichiarato – che i ragazzi venissero bocciati. O comunque che la scuola sottolineasse la gravità del fatto accaduto con voti bassi in condotta. Avevo partecipato nel primo quadrimestre al consiglio di classe sui primi due mesi di scuola, prima che mi togliessero da quella classe. Non so quanto bravi siano stati e non c’entrano i bei voti. Di certo la scelta di promuoverli è sbagliata”.
Tra Abbiategrasso e Rovigo, in effetti sembrano esserci pesi e misure diverse. Da notare anche la reazione dei genitori dell’alunno bocciato ad Abbiategrasso: “Faremo ricorso”. Per i legali del ragazzo, infatti, la bocciatura non sarebbe giustificata, visto che il suo profitto era particolarmente buono, con ottimi voti in matematica e fisica.
Che dire? A prescindere dai giudizi di merito, sembra di dover chiedere anzitutto al ministro dell’Istruzione e del Merito di fare chiarezza. E Valditara, in effetti, si è mosso con un tweet preoccupato: “La scuola è presidio imprescindibile di educazione al rispetto”. Aggiungendo di aver chiesto “una relazione dettagliata” sulle promozioni di Rovigo. Magari vale la pena di avviare una riflessione sul senso della scuola, delle bocciature e delle promozioni. Bastano i bei voti in matematica e in fisica? E che valore ha la “condotta”? La scuola funziona come distributrice di conoscenze/competenze disciplinari (Fisica, Scienze, Italiano….) o anche come promozione di capacità relazionali, rispetto delle regole, “educazione civica”?
Da Abbiategrasso e Rovigo, pur considerando che sicuramente chi ha valutato lo ha fatto con responsabilità, viene comunque un grido di allarme. Riguarda la scuola, certo, ma anche le famiglie.
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