La Conferenza episcopale portoricana, in un comunicato, chiede di “fermare l’eccessivo aumento dei prezzi dell’elettricità nel Paese (territorio non incorporato degli Stati Uniti).
L’aumento, in un contesto di alta inflazione e di crisi economica, è una misura impraticabile, perché minaccia “la vita piena e il bene comune del nostro popolo”, sostengono i vescovi, che sottolineano inoltre che il rialzo dei prezzi “va a beneficio solo di pochi per coprire un buco fiscale dovuto” a una “cattiva gestione pubblica”, quindi non accettano che “sia la gente a continuare a pagarne le conseguenze”.
Una richiesta che si aggiunge alle denunce della coalizione di cittadini, perché “pretendere di pagare un debito che non è stato verificato, inoltre senza garanzie di protezione costituzionale in caso di fallimento”, va contro i principi della “Dottrina sociale della Chiesa, ancorata al Vangelo che predichiamo”.
I vescovi hanno ricordato che avevano già messo in guardia sulla questione nel loro messaggio pastorale prima delle elezioni del 2020, quando avevano avvertito della crisi economica ed energetica dovuta alle conseguenze dell’uragano Maria.
In quell’occasione, avevano invitato a praticare “un’economia più solidale, che favorisca lo sviluppo delle piccole imprese e delle imprese familiari, che promuova la nostra agricoltura per ridurre la dipendenza alimentare e i cui risultati e profitti generino ricchezza reale e sviluppo locale”. E ora aggiungono: “Sono necessarie misure per proteggere le nostre risorse naturali e non continuare a esporle allo sfruttamento sfrenato da parte di pochi o di interessi estranei al nostro vero sviluppo”.
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