“Innanzitutto sono grato alla Chiesa e al Santo Padre per questa nuova missione che mi è stata affidata. So di non esserne degno ma sia fatta la volontà di Dio. Forse è perché ho le spalle larghe che il Signore mi ha dato una croce più grande di quella che ho adesso (sorride, ndr.)”. Padre Hanna Jallouf è il parroco di Knaye, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte, gli altri due sono Yacoubieh e Gidaideh, situati a poche decine di chilometri da Idlib, area tutt’ora controllata dai ribelli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham (ex Al Nusra) che combattono contro il regime del presidente siriano Bashar al Assad. Dall’inizio della guerra siriana (marzo 2011) padre Hanna, francescano della Custodia di Terra Santa, con l’aiuto del suo confratello, padre Luai Bsharat, si dedica al servizio dei più poveri e a tenere unita la piccola comunità cristiana locale – poco più di 1.100 ‘anime’, tra latini, armeno-ortodossi e greco-ortodossi – intorno ai conventi di san Giuseppe e di Nostra Signora di Fatima. Un servizio che gli è valso la consegna de “Il Fiore della gratitudine” per le mani di Papa Francesco lo scorso dicembre.
Padre Hanna e padre Luai sono gli unici religiosi rimasti nella zona, perché ricorda il frate, “quando è scoppiata la guerra tutti i preti e i sacerdoti che c’erano sono andati via o fuggiti. Molte chiese e luoghi di culto armeni e greco ortodossi sono stati distrutti o bruciati. Tra questi anche il nostro convento di Ghassanie”. Nell’ottobre del 2014 padre Hanna venne rapito dagli islamisti insieme a 20 fedeli. Tutti rilasciati dopo diversi giorni. “Da quella esperienza – ricorda al Sir – siamo tornati più forti e saldi nella fede. Non siamo fuggiti davanti alla persecuzione così oggi i cristiani possono continuare ad abitare nei loro villaggi”.
La paura dei cristiani. Il 1° luglio scorso, Papa Francesco ha nominato padre Hanna all’ufficio di Vicario Apostolico per il Vicariato Apostolico di Aleppo che stende la sua giurisdizione sui fedeli cattolici di rito latino della Siria. Per questo motivo lascerà, “fra pochi giorni”, la sua parrocchia di Knaye per raggiungere Aleppo. “Per me che ho sempre fatto il parroco, il pastore in mezzo alla gente, è tutto nuovo. Dovrò vedere e imparare – spiega – perché avrò un gregge più numeroso da seguire. Le prossime settimane mi serviranno per visitare e conoscere tutte le parrocchie”. “La notizia della nomina – dichiara padre Hanna – ha provocato qualche lacrima nei fedeli dei tre villaggi dell’Oronte perché temono di restare soli. Ma ho detto loro che continuerò ad accompagnarli con la preghiera, l’amicizia, l’affetto e con l’impegno pastorale. Certamente, dopo tanti anni, non posso nascondere la mia ansia nell’allontanarmi da loro. Sono cristiani radicati in questa terra e che soffrono molto per la guerra, la povertà, la persecuzione e più recentemente per il terremoto dello scorso febbraio”.
La popolazione cristiana locale in questi anni ha subito molti soprusi, come espropriazioni, furti, rapimenti, occupazioni di case e terre. Inoltre i riti possono essere celebrati solo dentro la chiesa. I luoghi di culto non devono avere all’esterno croci, campane, statue e immagini sacre e anche padre Hanna e padre Luai non possono vestire il saio fuori dal convento. Nonostante tutto il frate è riuscito a tenere aperti i contatti con i gruppi islamisti.
I saluti dei jihadisti. “Non credevo ai miei occhi – rivela al Sir padre Hanna – quando ho visto uno dei capi ribelli venire da me per congratularsi per la nomina. Mi ha salutato e mi ha chiesto cosa farò da adesso in poi. Ho risposto che continueremo a pacificare i cuori delle persone per favorire il perdono reciproco e la pace. Se continueremo a pensare solo alla vendetta non si arriverà mai alla pace”.
“Usando mitezza e umiltà, come insegna san Francesco, si può dialogare con chiunque, anche con i jihadisti”.
“Lascio una comunità più tranquilla – aggiunge il religioso – abbiamo ottenuto la restituzione dei beni per tutti i nostri fedeli. Abbiamo riconquistato un po’ della nostra dignità davanti alla popolazione e ai tribunali islamici. Ciò è stato possibile perché non abbiamo mai usato armi contro di loro ma solo amore, tolleranza. Questo è un segno molto forte che ha favorito la convivenza. Da Knaye e dai villaggi dell’Oronte porterò con me l’affetto e l’apertura verso l’altro, a qualunque fede e etnia appartenga”. A Knaye padre Hanna lascia anche la chiesa parrocchiale di san Giuseppe completamente ricostruita dopo il sisma del 6 febbraio scorso: “l’abbiamo ricostruita tutti insieme e consacrata domenica 2 luglio alla presenza di tanti fedeli venuti dai nostri villaggi. È stata una grande gioia per tutti”.
Ordinazione episcopale. Il 17 settembre ad Aleppo, nella chiesa di san Francesco, padre Hanna sarà consacrato vescovo dal Prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, mons. Claudio Gugerotti, con lui anche il nunzio apostolico in Siria, card. Mario Zenari, il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, e il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa. “È il giorno della festa dell’impressione delle stimmate di san Francesco. Ho scelto questa data perché la Siria, la nostra terra, è insanguinata. Speriamo che il sangue di Cristo possa guarirla dalla guerra e dalla povertà”. Significativa anche la scelta del motto episcopale, “lo stesso della mia ordinazione sacerdotale – conclude padre Hanna – ‘io sto in mezzo a voi come colui che serve’, le parole di Gesù agli Apostoli il Giovedì santo”. Una missione che adesso continuerà anche da vescovo.
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