(Foto Vatican Media/SIR)

“Tu con questo parli delle periferie come le baraccopoli: si deve andare avanti, andare lì e lavorare lì, come si faceva a Buenos Aires con i sacerdoti che lavoravano da queste parti: un’equipe di sacerdoti con un vescovo ausiliare alla testa e si lavora lì. Dobbiamo essere aperti a questo, i governi devono essere aperti, tutti i governi del mondo, ma ci sono delle periferie che sono tragiche”. Così ha risposto Papa Francesco a una domanda sulle difficoltà delle periferie, violente e degradate, durante il volo di ritorno dalla Mongolia.

“Torno su una periferia scandalosa che si cerca di coprire: quella dei Rohingya – ha proseguito il Pontefice -. I Rohingya soffrono, non sono cristiani, sono musulmani, ma soffrono perché sono stati convertiti in periferia, sono stati cacciati via”. Poi ha osservato: “Dobbiamo vedere i diversi tipi di periferie e anche imparare che la periferia è dove la realtà umana è più evidente e meno sofisticata – (ci sono anche ndr) momenti brutti non voglio idealizzare -, ma si percepisce meglio. Un filosofo una volta ha detto una cosa che mi ha colpito tanto: ‘La realtà si capisce meglio dalle periferie’, lì si capisce bene la realtà”. E ha evidenziato: “Dobbiamo interloquire con le periferie e i governi devono fare la giustizia sociale vera, la vera giustizia sociale, con le diverse periferie sociali e anche con le periferie ideologiche andare ad interloquire, perché tante volte è qualche squisita periferia ideologica quella che provoca le periferie sociali. Il mondo delle periferie non è facile”.

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