30 anni dopo la firma degli “Accordi di Oslo”, Israele continua ad “escludere sistematicamente la presenza e lo sviluppo palestinese nella Cisgiordania occupata”. È la denuncia contenuta in una ricerca del Consiglio norvegese per i rifugiati (Nrc) che propone, a riguardo lancia una proposta “per garantire i diritti dei palestinesi nella Cisgiordania occupata”. Si tratta, spiegano dal Nrc, di “istituire un processo di costruzione autonomo gestito dai palestinesi a beneficio dei palestinesi. Ciò consentirebbe ai palestinesi un maggiore controllo sul proprio territorio, dando priorità alla costruzione di scuole, case, mezzi di sussistenza e servizi invece di fare affidamento esclusivamente sugli aiuti umanitari per soddisfare i loro bisogni di base”. “L’unica soluzione pratica a questo disastro crescente è un sistema di pianificazione alternativo basato sui diritti”, ha affermato il segretario generale dell’Nrc, Jan Egeland, secondo cui si tratta dell’“unica soluzione pratica a questo disastro crescente. La realizzazione di un sistema equo per i palestinesi nei territori occupati non sarà facile, ma è possibile. Richiede un’azione diplomatica urgente, coraggiosa e basata su principi, che deve coinvolgere anche gli alleati di Israele, e un piano di responsabilità che tuteli i diritti umani dei palestinesi”. “Il regime di pianificazione illegale imposto da Israele in quella che è conosciuta come ‘Area C’, che comprende circa il 60% della Cisgiordania occupata – spiega Nrc – crea un ambiente di vita impossibile per i palestinesi. Il regime sfolla i palestinesi, annette illegalmente il territorio della Cisgiordania e impedisce qualsiasi prospettiva di uno stato palestinese funzionante”. Testimonianze, raccolte dall’ong, denunciano, nell’Area C, l’aumento degli gli insediamenti israeliani che separano i palestinesi dalle loro comunità vicine. Man mano che gli insediamenti diventano più grandi, le comunità palestinesi diventano più piccole”. “Se continua così – racconta Mohammad, del villaggio di Beit Sakariya in Area C – andremo all’inferno”. Secondo gli accordi di Oslo, Israele doveva trasferire il controllo amministrativo dell’“Area C” all’Autorità Palestinese per un periodo di 18 mesi, concludendosi nel 1998. Più di venticinque anni dopo, tuttavia, il trasferimento non è avvenuto. “Oggi, i palestinesi nella Cisgiordania occupata vivono in villaggi sovraffollati e malserviti, dai quali possono essere sfollati con la forza in qualsiasi momento. Non possono costruire una casa per le loro famiglie o una scuola per i loro figli perché Israele ha imposto un divieto totale di costruzione, mentre continua ad espandere i propri insediamenti illegali”, aggiunge Egeland. L’Nrc esorta “gli stati donatori, le Nazioni Unite e le agenzie umanitarie a sfruttare la loro influenza politica per far rispettare il diritto internazionale che proibisce a Israele di annettere il territorio palestinese, privando i palestinesi delle possibilità di sviluppo e sfollando con la forza i palestinesi dalle aree che occupa”.
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