Di Roberta Pumpo
Trent’anni alla scuola de I Dieci Comandamenti. Prima come uditori. Poi come testimoni della vera bellezza. “Spettatori grati di una meraviglia” che non potevano tenere per sé ma dovevano condividere “con la stessa abbondanza”. Con queste parole Cesare De Grandis e Flaminia Ercolani descrivono quella che per loro è “un’esperienza di grazia”. “Vantandoci nel Signore ci sentiamo degli eletti – affermano –. Avevamo 20 anni quando abbiamo incontrato concretamente Dio e oggi riviviamo la bellezza di quell’incontro e del dono ricevuto vedendola riflessa negli occhi di altri giovani”. Cesare e Flaminia sono due dei tanti collaboratori di don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni del Vicariato di Roma, ideatore delle Dieci Parole e dei Sette segni, due cammini di fede avviati esattamente 30 anni fa. In occasione dell’anniversario delle catechesi il cardinale vicario della diocesi di Roma, Angelo De Donatis, presiede una Messa martedì 12 settembre alle 19 nella basilica di San Giovanni in Laterano.
Didascali delle attività, sono sposati da 23 anni e hanno due figli, Benedetta Maria di 22 anni e Michele di 19.“Non siamo catechisti – sottolineano -. Accompagniamo altre persone a fare l’esperienza che abbiamo vissuto, aiutandoli a riconoscere Cristo nel loro quotidiano”.Le strade di Cesare e Flaminia si sono incrociate con quella di don Fabio nei primi anni ‘90. All’epoca ventenni, i due erano da poco fidanzati e frequentavano la parrocchia di Santa Maria Goretti a Roma Nord dove don Fabio era vice parroco e dove, nel 1993, iniziò le catechesi su I Dieci Comandamenti. “Ebbe dal parroco il compito di ravvivare il gruppo giovani che si stava lentamente disgregando – ricorda Cesare -. Partecipavamo alla Messa, animavamo quella della domenica mattina, ma ancora non conoscevamo il volto vero e bello di Dio”. Nel Vangelo di Giovanni l’apostolo scrive che il suo incontro con il Maestro avvenne quando “erano circa le quattro di pomeriggio”. Cesare ricorda perfettamente il “suo” pomeriggio. “Con due amici, Alberto e Daniele, eravamo seduti su un muretto – racconta -. Don Fabio ci avvicinò e ci propose di partecipare a un ciclo di catechesi. ‘Vi racconto i Dieci Comandamenti’ disse. Per lui fu una sfida, per noi fu una proposta da accogliere. A quel tempo sembrava una piccola cosa partita dal nulla. Mai avremmo immaginato che da quel gruppetto di una ventina di ragazzi saremmo stati spettatori di incontri con migliaia di giovani”.Per Cesare c’è un “prima” e un “dopo” l’esperienza delle Dieci Parolee, facendo un viaggio indietro nel tempo, insieme alla moglie ricorda che già dai primi momenti entrambi hanno vissuto “un incontro-scontro con la verità di Gesù Cristo, quello vero. Ad ogni catechesi scoprivamo che le Dieci Parole parlavano della nostra vita”.
Anche Flaminia ricorda alla perfezione le sue “quattro del pomeriggio”. È stato Cesare a proporle di partecipare alle catechesi che si tenevano nelle stanze parrocchiali. “La prima sera sono entrata nella saletta pensando: dieci comandamenti, dieci incontri, dieci sere – dice -. Sono passati 30 anni ma io ricordo esattamente dove ero seduta, chi c’era in quella saletta, dove si trovava don Fabio. Nel primo incontro si annuncia ‘Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione di schiavitù’. Sentivo che questa Parola, che parlava di un’esperienza di liberazione, andava a toccare profondamente il mio cuore, la mia essenza più profonda. Ho sempre frequentato la Chiesa, sono cresciuta nella scuola cattolica ma non avevo mai fatto esperienza di liberazione. Da quella sera ho capito che c’era Qualcuno che parlava alla parte più intima di me, quella che non mente”.In pochissimo tempo la diffusione delle Dieci Parole è cresciuta in modo esponenziale con la sola forza del passa parola e don Fabio Rosini si è avvalso di numerosi didascali per portare avanti le catechesi. La maggior parte sono coniugi.“Il mio desiderio di bellezza e di vivere pienamente una vita cristiana è fiorito proprio osservando alcune coppie di collaboratori – spiega Flaminia -. C’è bisogno dell’incarnazione della Parola, della testimonianza di chi ti dice che l’incontro con Cristo è possibile nella vita di ognuno, nella difficoltà, nella semplicità e nella povertà di ogni persona”.
Da anni Cesare e Flaminia collaborano con molti altri sacerdoti che ripropongono nelle loro parrocchie l’esperienza delle Dieci Parole, che dura poco più di un anno, al termine della quale chi lo desidera può proseguire con il cammino dei Sette Segni, cioè i sette miracoli compiuti da Gesù e riportati nel Vangelo di Giovanni, che dura invece tre anni. Ora i coniugi De Grandis sono a Sant’Ugo, a Val Melaina, dove il parroco, don Diego Conforzi, nel 1999, non ancora sacerdote, ha partecipato al cammino proprio con loro. “Facciamo parte di uno splendido meccanismo, testimoni di tanti frutti e collaboratori della gioia di molte persone” aggiungono i coniugi che hanno incontrato realtà parrocchiali molto diverse tra loro ma in tutte sperimentano chele Dieci Parole “sono Parole per la vita. Non sono leggi ma Parole che hanno la capacità di far fiorire e rifiorire la vita a chi le ascolta”.Le catechesi, infatti, hanno un taglio molto esperienziale. “Negli incontri non c’è liturgia, non c’è un sacramento – proseguono -, la fa da padrona l’esperienza di condivisione di una gioia. Questo fa breccia nei giovani”. Ma non solo nei ragazzi, a dir la verità. Il cammino, infatti, è nato con alcuni adolescenti ma negli anni hanno partecipato alle catechesi anche ultra 80enni. Un aneddoto a tal proposito lo racconta Flaminia. “Ogni anno i numeri crescevano e il parroco di una chiesa di Roma, per indicare la sala nella quale si tenevano le catechesi, affisse un grande cartello con su scritto ‘Incontri per giovani (o sedicenti tali)’”. I De Grandis definiscono una “grazia” sia il vedere i loro figli che “senza costrizione alcuna” hanno deciso di iniziare questo percorso ma anche il toccare con mano “la collaborazione che si crea tra laici e sacerdoti. È come assistere all’edificazione vicendevole di cui parla San Paolo”.Migliaia gli incontri e le relazioni di amicizia intessute in questi anni, molte le persone per le quali si è pregato e numerose le vocazioni maturate.“Se pensiamo al nostro gruppo originario, quando abbiamo iniziato questa storia, gli amici sono gli stessi con i quali oggi siamo in vacanza – concludono Cesare e Flaminia -. Da ognuno Dio ha tratto una meraviglia. Anche l’amicizia che ci lega è amicizia in Cristo, amicizia che si crea nella condivisione di un incontro reale con Cristo”.
0 commenti